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Fondi comuni, la crescita si è fermata nel 1998

12/3/2015

Il peso di questi strumenti e delle gestioni patrimoniali nel portafoglio degli italiani ha raggiunto un picco nel 2000, ed è sceso gradualmente negli anni successivi. Anche se alla fine del 2014, la quota di ricchezza allocata a questi strumenti era...


Oltre l'80% delle masse investite negli strumenti del risparmio gestito sono detenute dalle famiglie più abbienti che, tra le altre cose, detengono anche il 70% delle obbligazioni private, l'80% delle azioni e i due terzi del valore complessivo dei Titoli di Stato posseduti dalle famiglie. Sono queste alcuni dei dati emersi dal "Supplemento al Bollettino Statistico - Indagini campionarie - I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2014" diffuso il 3 dicembre 2015 dalla Banca d'Italia che rivela anche le caratteristiche del portafoglio medio degli italiani. 
 
 
"Le famiglie più povere, appartenenti al primo quinto della ricchezza netta, nel 2014 detenevano quasi esclusivamente depositi, certificati e pronti contro termine" scrivono gli esperti della Banca d'Italia che indicano, per questa tipologia di risparmiatori, un graduale abbandono degli investimenti più rischiosi (azioni, obbligazioni private e fondi - secondo l'analisi di Banca d'Italia) a partire dal 2006. "Il portafoglio finanziario delle famiglie si è gradualmente modificato" scrivono: "quelle più povere avevano accresciuto la quota di attività rischiose (azioni, obbligazioni private e fondi) dal 6% circa nel 1995 a oltre il 12% nel 2006, per poi tornare esclusivamente a strumenti liquidi negli anni successivi".
 
 
E le famiglie più abbienti? "Hanno registrato una graduale ricomposizione da titoli di Stato, scesi da circa il 40% a circa il 15% tra il 1995 e il 2014, verso obbligazioni private, investimenti gestiti e, tra le famiglie più ricche, partecipazioni azionarie" si legge nel Supplemento al Bollettino statistico firmato dalla Banca d'Italia che segnala anche un incremento generalizzato del peso delle obbligazioni private. Per le famiglie con un reddito medio basso (comprese tra il secondo e il terzo quinto della ricchezza) l'investimento in questi strumenti è passato dal 2% a oltre il 5%, mentre per le famiglie più abbienti, tra il 1995 e il 2014 il salto è stato di 8 punti percentuali: passate dal 2% al 10%. 
 
 
E i fondi comuni? Il peso di questi strumenti e delle gestioni patrimoniali ha raggiunto un picco nel 2000, ed è sceso gradualmente negli anni successivi, "nonostante che alla fine del 2014 la quota di ricchezza allocata a questi strumenti risultasse significativamente più alta di quella registrata nel 1995" sottolineano gli esperti della Banca d'Italia. 
 
 
"Per le famiglie più abbienti, nell’ultimo quinto di ricchezza, il patrimonio gestito rappresenta la quota preponderante di ricchezza finanziaria al netto di quella allocata in attività prive di rischio (circa 22 per cento in media negli ultimi 20 anni); questa forma di investimento ha registrato per queste famiglie una forte espansione soprattutto tra il 1995 e il 1998 (20 punti percentuali di ricchezza finanziaria)". Dopo è rimasta pressoché stabile in termini percentuali.
 
 

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