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Offerta fuori sede: Consob e OCF divisi sul destino dei fee-only

6/15/2017

Sono stati sentiti in via informale al Senato. Rabitti Bedogni, presidente dell'albo unico, chiede l'abrogazione dell'articolo 30bis del decreto attuativo della MiFID II, mentre il commissario Di Noia auspica una soluzione di equilibrio tra libera concorrenza e tutela dell'investitore


Consob e OCF non hanno ancora trovato la quadra sulla possibilità per i fee-only e le SCF di prestare il servizio di consulenza fuori sede come fanno già oggi gli ex promotori. Martedì pomeriggio, 13 giugno, i rappresentanti dell’autorità di vigilanza sui mercati finanziari e dell’Organismo sono stati sentiti in via informale presso l’ufficio di presidenza della Commissione Finanze, dove è in esame il decreto attuativo della MiFID II. Tra le novità inserite nel testo che riguardano il settore della consulenza finanziaria, ricordiamo appunto l’introduzione della consulenza “indipendente”, la possibilità per i fee only e le SCF di prestare il servizio fuori sede (articolo 30 bis) e alcune specifiche previsioni che devono essere osservate dalle imprese di investimento. Particolarmente controversa è proprio l'estensione dell'autorizzazione a prestare il servizio di consulenza fuori sede ai consulenti finanziari autonomi e alle SCF, che ha scatenato nelle ultime settimane un acceso dibattito tra le associazioni di categoria.

Per conto della Consob, il commissario Carmine Di Noia (qui le slide del suo intervento) ha detto di ritenere “largamente condivisibile” il testo del decreto di attuazione della MiFID II così come è stato scritto e, in particolare, sul tema dell’offerta fuori sede estesa ai fee-only e alle SCF (il controverso articolo 30bis) ha chiesto di trovare un “punto di equilibrio tra lo stimolo della libera concorrenza e la tutela dell’investitore”. Tre, invece, sono state le proposte di modifica presentate dalla presidente di OCF, Carla Rabitti Bedogni (qui le slide del suo intervento), che è stata sentita dal presidente della Commissione Finanza, Mauro Maria Marino (Pd), dopo l'audizione di Di Noia. Rabitti Bedogni, in particolare, ha chiesto di applicare il medesimo regime di responsabilità per l’OCF previsto per l’esercizio delle funzioni a esso trasferite e prima esercitate dalla Consob, di prevedere che l’approvazione dello Statuto dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari da parte del Mef avvenga solo quando le modifiche riguardano le funzioni di vigilanza e, infine, di abrogare l’articolo 30bis.

La presidente di OCF ha così giustificato quest'ultima richiesta:

 

Tale disposizione, di per sé non richiesta ai fini del recepimento della MIFID II nell’ordinamento nazionale, pregiudicherebbe un efficiente esercizio delle funzioni di vigilanza per la tutela del risparmiatore da parte dell’Organismo di vigilanza, con difficoltà oggettive nell’esecuzione delle ispezioni e nel reperimento della documentazione di supporto per le istruttorie. Tali accertamenti presuppongono, infatti, la presenza stabile del soggetto vigilato in un determinato luogo. Ma ciò per la natura stessa dell’attività del consulente difficilmente si verifica. Questi profili di criticità risultano invece attenuati per i consulenti abilitati all’offerta fuori sede perché essi operano sotto il controllo procedurale e documentale degli intermediari nonché sotto la responsabilità solidale degli stessi, anche per danni conseguenti a responsabilità accertata in sede penale. Per tali motivi, il Legislatore ha consentito agli intermediari per il tramite dei consulenti abilitati all’offerta fuori sede di svolgere tale attività anche nei confronti del cliente al dettaglio posto che la documentazione si può trovare in un luogo definito che è la sede dell’intermediario di riferimento. 

 

Secondo quanto ricostruito da AdvisorOnline.it, a inserire l’articolo 30bis nel testo del decreto è stato il Mef, successivamente alla consultazione con il mercato, per fare ulteriore chiarezza in tema di libera concorrenza nel settore della consulenza finanziaria in materia di investimenti, come chiesto da sempre dalle associazioni che rappresentano il mondo dei fee-only. L’inserimento dell'articolo 30 bis avrebbe ricevuto un placet informale da parte della Consob. Nelle ultime settimane sono emersi non pochi detrattori del provvedimento, soprattutto nel mondo degli ex promotori, tant’è che le principali associazioni di settore hanno chiesto pubblicamente di cancellare la nuova norma, che darebbe il via libera ai fee-only di operare fuori sede, perché farebbe emergere serie problematiche in tema di vigilanza e di tutela del risparmiatore.

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Quanto al controllo sull’Organismo, Rabitti Bedogni ha sottolineato che l’approvazione dello statuto da parte del Mef dovrebbe riguardare solo le modifiche sulle funzioni di vigilanza in quanto "una diversa previsione diminuirebbe il livello di autonomia dell’Organismo, privandolo di una serie di diritti già acquisiti". "L’Organismo, infatti, è già costituito e il proprio statuto è stato approvato da soggetti aventi natura privatistica pur esercitando già oggi funzioni pubblicistiche" ha aggiunto Rabitti Bedogni. Fino a oggi le nomine interne sono gestite dagli associati a OCF (ABI, Assoreti e Anasf) che teme di perdere la propria autonomia, se dovessero essere effettuate in futuro su indicazione del Mef.

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