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Credit Suisse: "Il crollo del petrolio vale mezzo punto di Pil"

12/17/2014 | Redazione Advisor

L'andamento dell'oro nero spingerà i consumi, migliorerà i margini delle aziende e forzerà la Bce a fare di più


Nel corso del 2014 il prezzo dell'oro nero ha perso oltre il 40% del proprio valore. Il crollo è stato abbastanza violento e rapido da far presagire conseguenze rilevanti sul piano economico. In particolare per le regioni che importano notevoli quantità di energia, come la zona euro. “Stimiamo che un prezzo più basso del petrolio possa spingere la crescita di Eurolandia nella misura di mezzo punto percentuale nel 2015. Data la crescita anemica osservata lo scorso anno, si tratta di un apporto significativo”, spiegano gli analisti di Credit Suisse.

 

I primi a beneficiare del crollo dell'oro nero dovrebbero essere i consumatori. La banca private svizzera ipotizza un contributo positivo di oltre mezzo punto percentuale sulla spesa destinata ai consumi discrezionali. Un petrolio meno caro dovrebbe ridurre di un punto percentuale (in termini di prodotto interno lordo) il deficit commerciale della zona euro sul fronte energetico, un vantaggio inatteso che potrebbe tradursi in prezzi inferiori e in un'ulteriore spinta au consumi. “In particolare siamo convinti che questo possa alimentare la redditività e la fiducia delle aziende. L'energia vale il 5% dei costi di produzione nel settore manifatturiero”, calcolano gli analisti di Credit Suisse. “Quindi il crollo delle quotazioni petrolifere dovrebbe migliorare i margini e favorire un aumento della spesa in investimenti e nuova occupazione. L'aumento dell' Ifo tedesco a novembre potrebbe rappresentare il primo segnale che questo meccanismo di trasmissione inizia a funzionare”.

 

Non solo. Se è vero che le pressioni disinflattive già presenti nell'economia del Vecchio Continente sono destinate ad aggravarsi proprio a causa dell'oro nero, c'è il rischio che le aspettative sull'andamento dei prezzi al consumo possano essere ulteriomente riviste al ribasso. “Questo potrebbe essere sufficiente a garantire un atteggiamento decisamente più espansivo da parte della Banca centrale europea”.

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