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(Nordea): “Bond, una ricetta a prova di correzione”

10/21/2015 | pieremilio.gadda

Come calibrare rischio di credito, rischio duration ed esposizione alle valute per resistere all'aumento della volatilità senza rinunciare al rendimento


Valutazioni gonfiate da anni di politiche monetarie ultra-espansive costringono gli investitori a fare i conti con uno scenario di mercato estremamente complesso. Da un lato, i rendimenti dell'universo obbligazionario sono molto contenuti. Dall'altro, il rischio di perdite è più elevato, in vista di un futuro aumento dei tassi d'interesse.

 

Le forti turbolenze registrate in estate, del resto, offrono un assaggio delle sfide che potrebbero manifestarsi nei prossimi mesi, anche nel reddito fisso. In agosto e a settembre la volatilità è schizzata ai livelli del 2011, alimentando un diffuso senso di avversione al rischio che, sul fronte valutario e nel mercato dei bond, ha penalizzato soprattutto i mercati emergenti. Il carattere trasversale e generalizzato della correzione ha fatto sì che la funzione protettiva di alcuni classici “beni rifugio” venisse meno: “Ad agosto, per esempio, i rendimenti dei titoli di Stato decennali statunitensi sono rimasti pressoché invariati e quelli degli omologhi titoli tedeschi sono persino saliti di circa 15 punti base: vale la pena ricordare che il rialzo dei rendimenti sul bund tedesco è insolito in un contesto di avversione al rischio”, ricorda Karsten Bierre, gestore del fondo Nordea 1 - Flexible Fixed Income Fund.

 

Ciononostante, il money manager è stato in grado di contenere le perdite a -0,61% nell'arco del mese. L'allocazione strategica del fondo in titoli governativi di elevata qualità, ripartita in emissioni statunitensi e inglesi con scadenze a cinque anni, ha fornito il maggior contributo positivo alle performance. Sui mercati, l'allargamento generalizzato degli spread di credito ha gravato sui rendimenti di molti segmenti dell'universo obbligazionario, specialmente sui bond dei paesi emergenti (sia in valuta locale che in valuta forte) e ad alto rendimento (in particolare quelle statunitensi) e non ha risparmiato neppure i titoli investment grade e dell'area euro. “In questo contesto, il nostro atteggiamento più cauto verso il rischio di credito, che ci aveva portato a ridurre l’esposizione al segmento high yield, ha influito in modo positivo”, ricorda il gestore. Il cambio aperto su yen giapponese e corona svedese ha offerto un ulteriore contributo alle performance.

 

Nel mese di settembre, il gestore ha ridotto l'esposizione ai bond governativi della zona euro in favore di titoli di investment grade e high yield americani e delle obbligazioni emergenti in valuta forte. Una scelta giustificata da un allargamento degli spread, che ha reso il rischio di credito più attraente in termini valutativi. “Da un punto di vista tattico, rispetto alla nostra asset allocation strategica, rimaniamo positivi sul rischio duration”. Uno scenario così fluido rende necessaria l'adozione di un approccio flessibile, in grado di gestire attivamente l'esposizione al rischio di credito e la durata finanziaria dei portafogli, rimodulando di volta in volta il peso delle varie componenti dell'universo obbligazionario, al mutare delle condizioni di mercato.

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