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Aipb, ecco il decalogo del bravo banker

10/28/2015 | Redazione Advisor

Ai consulenti sono richieste competenze professionali molto più ampie rispetto al passato. La normativa spiegherà come valutarle


Il mondo dei banker è cambiato. A chi svolge un servizio di consulenza di alto livello, è richiesto un bagaglio di competenze professionali molto superiore rispetto al passato. Da un lato, l'universo investibile è sempre più ampio: è più facile accedere a una vasta gamma di strumenti e classi di attivo differenti e il consulente deve colmare le proprie lacune sui mercati che non conosce bene. Dall'altro, l'industria ha sviluppato prodotti caratterizzati da una maggiore complessità, che richiedono un'assistenza più qualificata.

 

In ogni caso, le competenze dei banker non possono esaurirsi nel campo degli investimenti finanziari. I bisogni della clientela, ricorda l'Aipb, abbracciano altre aree: fiscale, immobiliare, successoria, previdenziale e aziendale: “Il banker del futuro, dovrà saper cogliere anche i bisogni non strettamente finanziari del cliente, essere in grado di proporre e coordinare gli incontri con specialisti in materia d'investimento, wealth planner, consulenza corporate e così via. Sarà sempre meno tuttologo – conclude l''ufficio studi dell'associazione di categoria - e sempre più impegnato a valorizzare i servizi e la gamma di offerta a disposizione”.

 

Anche la normativa favorisce uno sviluppo del settore in questa direzione. Gli Orientamenti Esma del 2012 sui requisiti di adeguatezza della direttiva MiFID, per esempio, impongono alle imprese d'investimento di assicurarsi che il personale coinvolto negli aspetti rilevanti del processo abbia un adeguato livello di competenze, non limitate agli (indispensabili) aspetti tecnici dei prodotti raccomandati ai clienti, bensì estese alle capacità di comprendere e valutare le esigenze e le caratteristiche degli stessi, al fine di proporre soluzioni coerenti e giustificate.

 

La formazione evidentemente gioca un ruolo cruciale in questo senso. Ad oggi, i banker dedicano in media circa 4 ore la settimana alla formazione. Le iniziative promosse dalle banche private su questo fronte sono giudicate però inadeguate: l’indicatore medio di soddisfazione dei banker verso le attività di formazione offerte dalla banca si attesta ancora su livelli bassi e solo un banker su quattro si dichiara molto soddisfatto.

 

Intanto, ad aprile 2015, Esma ha pubblicato un documento di consultazione in tema di valutazione delle conoscenze e delle competenze del personale addetto ai servizi di investimento. “In vista della MiFID2 – ricorda Aipb - le linee guida saranno l'occasione per rivedere l’offerta formativa dedicata alla propria rete di banker“. A questo proposito, l'associazione di categoria ha elaborato un decalogo di attività necessarie per sviluppare il modo adeguato il processo di consulenza. Eccole:

 

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