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10/28/2015 | pieremilio.gadda
La digitalizzazione dei servizi bancari è stata per anni concentrata sui servizi dedicati alla clientela retail. La gestione dei grandi patrimoni è rimasta a lungo ancorata ad una modalità tradizionale di gestione della relazione tra il cliente e il proprio private banker, attraverso incontri di persona e senza supporti e soluzioni digitali di collaborazione e comunicazione. Ma lo scenario sta mutando rapidamente. “Ci si è finalmente accorti che l’esigenza di digitalizzazione dei servizi bancari è molto forte anche nel segmento private. Molti operatori stanno investendo in modo consistente per recuperare il ritardo accumulato nel servire questo mercato così importante per gli istituti bancari”, osserva Alberto Cuccu, Chief Product Officer di Objectway (nella foto).
L'accesso ad internet avviene per oltre il 50% da dispositivi mobili, ricorda Cuccu, citando la ricerca Social Media’s Impact on Personal Finance and Investing condotta da Cogent Research. Nel settore private la percentuale è persino superiore. “L'utilizzo di strumenti social per informarsi e per prendere decisioni sui propri investimenti è del 40% per la Generazione X ed addirittura superiore al 70% per gli investitori della Generazione Y. Il 21% dei clienti della fascia private utilizza YouTube per guardare video su argomenti finanziari. La rivoluzione digitale è in atto e sarà accelerata dal fatto che nei prossimi 15 anni la maggior parte della ricchezza mondiale passerà ai “nativi digitali” delle generazioni X ed Y. Inizieranno prima gli innovatori ed i grandi istituti e poi il resto del mercato dovrà adeguarsi”.
A che punto è l'Italia, rispetto ad altri Paesi? Secondo Cuccu, la digitalizzazione dei servizi di investimento nella Penisola è in linea con il resto d’Europa, anche se rallentata dal ritardo accumulato negli ultimi 10 anni nella diffusione della banda larga. Tuttavia, i ritardi legati all'infrastruttura della rete fissa sono in buona parte compensati dall'"appetito digitale" degli Italiani, che ha originato un diffuso e massiccio utilizzo di strumenti mobili quali tablet e smartphone nel nostro Paese.
Gli operatori finanziari hanno quindi adeguato il proprio modello di servizio e di relazione supportandolo con strumenti digitali di interazione e comunicazione tra banker e cliente. “La differenza tra il nostro modello di servizio e quello di paesi come Regno Unito e Stati Uniti sta sostanzialmente nell’approccio all’investimento. In Italia, esso è ancora fortemente guidato dalla relazione umana con un forte presidio delle reti di promozione finanziaria: ciò rende più lenta la penetrazione di strumenti puramente digitali di robo-advisory. Da noi, quindi, sarà l'approccio ibrido digitale-umano ad avere maggior successo”.
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