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Insurance Corner - Temporanea caso morte e Key Man: quella polizza che l’imprenditore italiano spesso non considera

4/13/2016 | Andrea Bazzani, B.I.G. INSURANCE BROKERS

Le TCM non sono ancora adeguatamente diffuse. E spesso servono a coprire i costi fiscali delle successioni per beni ubicati in Paesi con imposizione molto alta


La polizza vita temporanea caso morte è considerata la polizza vita “pura”, che copre il rischio biometrico: la compagnia si assume l’eventualità di pagare una certa somma ai beneficiari al verificarsi della morte dell’assicurato in un determinato periodo di tempo.

 

In Italia questo genere di prodotto non è molto utilizzato, rispetto ad altri Paesi Europei come UK e Francia: si dice vi sia una certa dose di scaramanzia. Le statistiche riportano che la gran parte delle polizze vita sottoscritte (spesso a caro prezzo) sono di tipo finanziario dove quest’ultimo rischio viene di frequente assunto dal cliente stesso (ramo III). Al contrario, molti ritengono che un contratto in cui per qualche migliaio di euro una compagnia prende il rischio di pagare milioni di euro ai beneficiari sia caro e inefficiente non considerando il vero rapporto prezzo/beneficio

 

Sorprendente la scarsa propensione a proteggere il puro rischio vita in considerazione della tradizione di piccola impresa che contraddistingue l’economia nostrana. Proprio l’uomo-impresa, il piccolo imprenditore che gioca il ruolo cruciale di motore insostituibile per la spinta commerciale, organizzativa e soprattutto finanziaria dell’azienda, una figura dunque difficilmente sostituibile, è sottoassicurato per il caso in cui qualcosa lo metta in condizione di non poter più apportare questi assets. Quanto costerebbe assumere un buon direttore commerciale, un infaticabile sviluppatore, un responsabile finanziario? La società ne avrebbe le risorse internamente? Gli eredi sarebbero in grado di raccogliere il ruolo magari operando in comunione con i vecchi soci? Se avviene l’irreparabile mentre la società è esposta a investimenti per macchinari, sfruttamento di marchi o piani di sviluppo e infrastrutture, chi rimane ha le possibilità di chiudere i debiti e al limite terminare l’attività in bonis? Queste ed altre domande simili fanno sì che il piccolo e medio imprenditore e il professionista dovrebbero sempre avere una polizza vita che permetta al beneficiario che può essere la società stessa o i propri familiari, di far fronte immediatamente ai grandi problemi che possono giungere dalla inaspettata scomparsa di una figura chiave dell’organizzazione, affinché si possano subito reclutare sostituti, chiudere linee di credito, liquidare altri soci ecc.

 

Anche per la protezione del patrimonio e la pianificazione sono importanti: le TCM servono a coprire i costi fiscali delle successioni per beni ubicati in Paesi con imposizione molto alta (USA/UK/FR/CAN). Se una persona italiana detiene un immobile negli Stati Uniti, per esempio, il valore è soggetto a imposta di successione (40%) e quale migliore soluzione se non una polizza vita per coprire questo eventuale costo fiscale? Sempre meglio che imporre agli eredi di dover intaccare i risparmi o vendere l’immobile in emergenza per far fronte al debito del fisco locale. I prodotti sono di tutti i tipi, mutuati anche dall’esperienza di altri paesi come USA e UK (dove tutti possiedono questa copertura) e al rischio base si possono poi aggiungere delle estensioni come ad esempio la garanzia per invalidità totale permanente a seguito di infortunio o malattia.

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