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Scatti d'autore

8/4/2016 | Gianluca Torti

Focus su Vera fotografia, la mostra di Gianni Berengo Gardin al Palazzo delle Esposizioni fino al 28 agosto


C’è tempo fino al 28 agosto per visitare a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, la mostra di Gianni Berengo Gardin dal titolo Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri. 50 anni di carriera in 250 fotografie, per la maggior parte stampe vintage, datate tra il 1954 e il 2015, che raccontano un artista ma anche la storia del Paese in un’esposizione che è un’antologia e insieme un viaggio lungo città, territori e genti.

 

L’intero percorso professionale di uno dei più importanti fotografi italiani viventi è segnato dalla scelta del bianco e nero e dall’uso costante di alcune macchine fotografiche: l’amata Leica, la Contax, la Nikon e l’Hasselblad. Il timbro che l’autore appone sul retro delle sue fotografie “Vera fotografia”, dal quale è stato tratto il titolo della mostra, si riferisce alla predilezione esclusiva del mezzo meccanico e analogico: “Quando fotografo – ha dichiarato l’artista – amo spostarmi, muovermi. Non dico danzare come faceva Cartier-Bresson, ma insomma cerco anch’io di non essere molto visibile. Se devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un Paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio, ma anche una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo”.

 

In mostra alcune fotografie dei suoi celebri reportage si affiancano ad altre inedite o meno conosciute, in un percorso espositivo che si sviluppa in diverse sezioni interconnesse tra di loro e piuttosto variegate. Immagini dotate di un’atmosfera metafisica e un equilibrio classico insieme, un’armonia anche nella denuncia, come nelle celebri grandi navi che si affacciano nelle calli veneziane e diventano palazzi accanto ad altri palazzi, o nello scempio di cantieri edili enormi all’orizzonte di fronte ai quali gli operai si disperdono.

 

Le opere in esposizione sono intervallate da 24 immagini scelte da un autore che dedica un commento al Maestro. Un omaggio che amici come Sebastiao Salgado e Ferdinando Scianna, intellettuali quali Goffredo Fofi e Maurizio Maggiani, artisti del calibro di Mimmo Paladino e Jannis Kounellis, e i registi Marco Bellocchio, Alina Marazzi e Carlo Verdone, solo per citarne alcuni, hanno dedicato a Berengo Gardin per testimoniare quali emozioni le sue immagini inducano nel loro animo.

 

Nell'immagine in alto: Toscana, 1965 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

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