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Banker verso il futuro, i quattro volti della professione

9/7/2016 | Stefania Pescarmona

Secondo Aipb, i private banker sono per il 52% conservatori, per il 24% dinamici, mentre il 14% sono chiamati “star da valorizzare” e solo il 10% sono definiti “star consapevoli”


Il mercato private è un piccolo mondo in cui i cambiamenti, quando presenti, avvengono in tempi molto lunghi, essendo esso caratterizzato da un livello di staticità non trascurabile. Tale staticità, tuttavia, abbandona il campo nell’ambito delle relazioni banca-banker, banca-cliente e banker-cliente. Infatti, i livelli di customer satisfaction sono molto buoni, perché i clienti sono sempre più fedeli.

Questa biunivocità del settore sta fisiologicamente conducendo gli addetti ai lavori a interrogarsi su cosa mettere in atto per insaporire un mercato innegabilmente così statico. “Da una parte, si sta tentando di uscire fuori dal perimetro, per dare vita a nuovi modelli di servizio, dall’altra si continua a guardare all’interno dell’industria nella speranza di essere sempre più competitivi nella relazione con i diversi player”, commenta Aipb.

Viene da sé che un ruolo importante in questa riflessione è assunto dal private banker, ruolo attivo nell’adesione e nella mediazione degli eventuali nuovi modelli di servizio che si vorranno potenziare o introdurre. Per questa ragione, relativamente a questo discorso, è possibile individuare quattro categorie in cui classificare i banker. “Nel 52% dei casi, sono conservatori, ovvero difficilmente riusciranno a farsi mediatori di nuovi modelli di servizio, i portafogli sono sotto media sia in termini di stock che di flussi”, dichiara Aipb, che poi aggiunge che “il 24%, invece, sono dinamici: è vero che anche i loro portafogli sono sotto media, ma tentano sempre di incrementarne i flussi e ciò, se ben canalizzato, può portare ad atteggiamenti ancora più inclini al cambiamento e all’evoluzione del settore". C'è poi un 14% di professionisti che sono chiamati “star da valorizzare”, perché sì gestiscono portafogli superiori alla media, ma hanno la percezione che la loro spinta commerciale non sia sufficiente a mettere in atto il cambiamento necessario. “Infine, solo il 10% sono definiti “star consapevoli”, perché i portafogli in gestione sono da eccellenza e l’inclinazione al miglioramento è spiccata”, conclude l'Associazione. Purtroppo la percentuale sul totale è piuttosto bassa, è vero, ma se non altro i professionisti sono a conoscenza di quale sia l’attitudine giusta da tenere per proiettare il private sempre più nel futuro.


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