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Life Style - Il lusso rallenta la corsa. Ma vale ancora il 5% del pil nazionale

11/11/2016 | Redazione Private

Al 'Fashion&Luxury Summit 2016, organizzato presso Borsa Italiana, i protagonisti del settore hanno indicato la traiettoria di crescita del comparto per i prossimi anni


Il rallentamento dell'economia globale, specialmente nel mondo dei Paesi meno sviluppati, non ha risparmiato il settore del lusso. Secondo una stima di David Pambianco (nella foto), vice president della Pambianco Strategie di Impresa, società di consulenza specializzata nei settori moda e lusso, il comparto ha messo a segno una crescita del 2,8% nella prima metà dell'anno: nettamente inferiore al 10% registrato tra gennaio e giugno del 2015. "Significa che il lusso sta entrando in una fase più matura e complessa", ha sottolineato l'esperto.

 

Intervenuto in occasione del 'Fashion&Luxury Summit 2016', organizzato in partnership con Deutsche Bank presso Borsa Italiana e giunto alla 21a edizione, Pambianco ha indicato la traiettoria di sviluppo del settore per i prossimi cinque anni: l'online avrà un'incidenza del 15% sulle vendite totali, fino a raggiungere il 20% da parte delle aziende leader. "Verrà completamente ripensato il ruolo del negozio monomarca, con una riduzione della superficie media dei punti vendita - ha spiegato il vicepresident -. Ci sarà, quindi, una forte spinta verso l'innovazione, con un aumento degli investimenti nel digitale e nella logistica".

 

Il ruolo sempre più determinante del web non è l'unico binario lungo il quale corre l'evoluzione del settore. L’ingresso sempre più deciso dei millennials, anche in termini di potere d’acquisto, fra i consumatori di moda e lusso, sta accelerando un cambiamento già in atto: alla multi-canalità, si affiancano i mutamenti connessi alle nuove modalità di relazione diretta con il cliente finale: gestione del brand attraverso story telling sempre più sofisticati, che sfruttano anche i profili social dei brand; utilizzo mirato di influencer (oggi, sempre più spesso, anche top-model); personalizzazione dei prodotti, accorciamento dei tempi fra ideazione e commercializzazione dei prodotti (see now buy now) e tendenza ad annullare le categorie precostituite (moda a-gender).

 

Nonostante un ritmo più lento rispetto ad anni di rapido sviluppo, "il mercato del lusso si conferma uno dei più interessanti: vale il 5% del Pil a livello nazionale", ha ricordato Flavio Valeri, Chief Country Officer Italia di Deutsche Bank. In un quadro sempre più competitivo, ci sarà spazio solo per chi sa innovare. "In un contesto in cui la torta si allarga di poco - ha ricordato Francesca Di Pasquantonio, Head of Global Luxury Research di Deutsche Bank - il mercato si polarizza sempre più tra loosers e winners, le cui posizioni sono più instabili e a rischio di essere sorpassate".

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