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Viaggio, non solo di piacere, nel mercato dell'arte

11/30/2016 | Valentina Caruso (*)

Intervista a Domenico Filipponi, Responsabile Art Advisory, Wealth Advisory, Investments Products & Advisory di Unicredit


Disponibilità economica, passione e un gruppo di consulenti di fiducia. Questi sono gli ingredienti fondamentali per investire nel mercato dell’arte senza correre rischi inutili. L’arte è una forma d’investimento diversa da tutte le altre, che segue regole peculiari che è bene conoscere a fondo per non avere brutte sorprese. Anche perché i beni acquistati non sono liquidabili in modo istantaneo. Investire nel mercato dell’arte però rappresenta un buon affare: garantisce infatti rendimenti annuali medi pari al 10% che possono arrivare in casi eccezionali fino al 50%. AdvisorPrivate ha incontrato Domenico Filipponi, responsabile Art Advisory, Wealth Advisory, Investments Products & Advisory di Unicredit.

 

Qual è l’identikit del cliente interessato a investire nel mondo dell’arte?

In genere i nostri clienti non sono già dei collezionisti, si rivolgono a noi per diversificare gli investimenti. Se questo è quasi sempre il movente originario, però, spesso porta i clienti a sviluppare o alimentare il loro interesse verso il settore dell’arte. Ho riscontrato che si tratta di un passaggio quasi automatico. Sono davvero pochi i casi in cui come art advisor ci limitiamo a trattare solo il versante economico. La parte emotiva - e con ciò intendo la curiosità che con il tempo spesso si traduce in passione collezionistica - esiste e ritengo che debba esserci per fare un buon investimento nel campo dell’arte. Nella migliore delle ipotesi, i potenziali investitori non si avventurano da soli in questo campo, ma ci sono casi in cui lo affrontano (pur non conoscendolo) e si espongono perciò a grossi rischi economici.

 

Si può investire nel mercato dell’arte per il solo piacere di farlo?

Personalmente sono poco propenso ad accettare le motivazioni di chi dice che compra per puro piacere: l’acquisto comporta pur sempre un impegno economico, dunque bisogna verificare la congruità del prezzo. Anche perché il nostro grado di interesse verso un’opera può non corrispondere al suo valore di mercato. Noi lasciamo al cliente piena facoltà di scelta sul genere di arte in cui vuole investire, mentre ci occupiamo degli aspetti esterni all’opera che però incidono sul suo prezzo. Verifichiamo lo stato di conservazione, la provenienza, la possibilità di farla circolare sui mercati internazionali ed eventuali restrizioni imposte dalla legislazione: tutto questo per stabilire la convenienza o meno dell’investimento.

 

Capita che un cliente non tenga conto del vostro parere?

Certamente, l’importante è che sia conscio di ciò che fa. Un esempio che mi piace spesso citare riguarda un cliente che collezionava dipinti dell’’800; ci chiese un parere su un’opera sulla quale aveva deciso di puntare. Dopo la nostra due diligence , in base a tutte le informazioni raccolte, formulammo il prezzo adeguato. Il cliente volle partecipare di persona all’asta, mentre in genere siamo noi a rappresentare chi investe nella fase della trattativa. Bene, durante la gara arrivò a proporre più del doppio del prezzo massimo consigliato. In seguito mi spiegò che sapeva benissimo che il prezzo da noi indicato fosse quello più opportuno, ma voleva a tutti i costi quel quadro perché rappresentava l’interno della chiesa dove si erano sposati i suoi genitori, dove lui stesso era convolato a nozze e dove la settimana successiva si sarebbe svolto anche il matrimonio della figlia. Il suo acquisto fu consapevole, seppure contrario alle indicazioni fornite. Non di rado capita invece che i clienti comprino i quadri pensando che si tratti di un affare perché non conoscono i parametri di mercato: è proprio quello che cerchiamo di evitare.

 

Quali sono i requisiti per investire in arte?

Se si vuole diversificare i propri investimenti nel settore artistico non è sufficiente comprare un solo oggetto. Noi prestiamo la nostra consulenza anche per gli acquisti singoli, ma facciamo presente che ci vuole un progetto. Suggerisco di solito di costruire un percorso. Anzitutto occorre fissare un budget, considerando che scendere sotto la soglia dei 100.000 euro significa avere uno scarso margine di manovra. Io di solito propongo di destinare un fondo annuale agli investimenti: questa somma può essere spesa in un unico acquisto oppure distribuita su più oggetti, ma può anche succedere che in un anno non si trovi alcun pezzo interessante. Bisogna poi considerare che, come accade negli ambiti finanziari più classici, spalmare l’ingresso sui mercati in tempi diversi dà la possibilità di sfruttare i momenti in cui il mercato è più debole per fare acquisiti più vantaggiosi.

 

Quali elementi concorrono a determinare il prezzo di un’opera d’arte?

Valore e prezzo non sono dati solo dall’artista e dal pezzo in questione, ma anche da una serie di fattori esterni. Tra questi vi è quella che si chiama in gergo la “freschezza di mercato”: comprare un’opera oggi per rivenderla domani significa bruciare commercialmente l’oggetto. Se è stato appena scambiato, perde di valore. Ecco perché uno dei fattori che compongono il prezzo è proprio il tempo. Poi ci possono essere artisti che conoscono dei picchi e allora ci si può inserire in quel movimento speculativo.

 

Quali i rischi legati a questi investimenti?

Se si conoscono a fondo le dinamiche del mercato o ci si affida a dei professionisti, il margine di rischio equivale a quello che esiste in qualunque altro mercato. Una provenienza prestigiosa, uno stato di conservazione perfetto, una qualità esecutiva altissima, un soggetto intramontabile come una veduta di Venezia, delle dimensioni significative: tenendo conto di tutti questi elementi, il rischio di rimanere delusi dal rendimento economico di un oggetto artistico è molto limitato.

 

È una buona idea investire negli artisti italiani moderni e contemporanei?

Ogni anno a Londra, in ottobre, sia Christie’s sia Sotheby’s organizzano un’asta interamente dedicata all’arte italiana moderna e contemporanea. Le “Italian Sales” hanno negli anni contribuito in modo sostanziale alla conoscenza e alla promozione dei nostri artisti sul mercato internazionale. Questo si è tradotto in un ampliamento a livello globale del mercato degli artisti italiani e, di conseguenza, delle loro quotazioni che (per alcuni nomi in particolare) offrono ancora un ampio margine di ulteriore incremento. Si tratta di considerazioni importanti ai fini delle azioni d’investimento che si vogliono intraprendere in questo ambito. Attraverso un’analisi dei movimenti artistici, dei loro esponenti e, soprattutto, partendo da valori, ancora nella maggior parte dei casi “accessibili”, la nostra arte offre oggi ottime opportunità per chi voglia diversificare una porzione dei propri investimenti in questo settore.

 

(*) Articolo tratto da AdvisorPrivate, N°4, Set-Nov 2016

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