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Private, tecnologia è indispensabile. Ma non può sostituirsi ai banker

4/26/2017 | Stefania Pescarmona

Nel private banking, nonostante lo sviluppo delle tecnologie, ci sono funzioni troppo sottili, come l’ascolto e l’empatia, che resteranno prerogative del capitale umano


Il giusto mix tra tecnologie e apporto umano. A differenza di altri settori, nel private banking ci sono ambiti in cui le macchine non riusciranno a prendere il sovravvento sull'uomo. Anche in questo mondo, da tempo, molti operatori hanno creato dei sistemi tecnologici di supporto al private banker, con lo scopo di snellire alcune attività. Secondo i dati Aipb, un banker su due è soddisfatto di questi sistemi forniti dalla banca. In particolare, gli strumenti di cui i banker sono maggiormente soddisfatti sono i sistemi di verifica dell’adeguatezza (58%), i supporti per il monitoraggio dei portafogli nel tempo (58%), il supporto offerto all’advisory desk (54%) e il reporting al cliente (53%).



“Come si vede, però, si tratta di tecnologia utile all’attività ordinaria dei professionisti, che non prende in considerazione altre funzioni che sono invece prerogative della consulenza finanziaria private”, spiega Aipb, riferendosi a quelle funzioni troppo sottili e complesse per poter essere affidate in toto alle macchine, come l’ascolto, l’empatia e l’attività di gestione della serenità del cliente, al quale si devono trasparenza e chiarezza delle informazioni, che restano prerogative degli uomini in carne e ossa.

La situazione è molto diversa, però, se si analizzano anche altri settori e si chiede ai manager quali sono le prime tre competenze che avranno bisogno nei prossimi 5 anni. Da un'indagine condotta da Accenture tra 1770 manager di più settori in 14 Paesi è emerso, infatti, che in generale i manager attribuiscono molta importanza all’acquisizione di capacità digitali tecnologiche (42%) e poca invece alle attività che si basano più direttamente sulle persone e sulla loro interazione: networking sociale (21%), coaching delle persone (21%) e collaborazione (20%).

“Invece, l’intervento di chi ha un ruolo guida non deve concentrarsi solo sulle tecnologie in se stesse, ma fare leva sulla componente umana, su quell’aspetto cioè su cui l’automazione non può intervenire”, dichiara Aipb, che poi conclude dicendo: “Rassicurazioni sull’impatto che la tecnologia avrà sui professionisti della consulenza finanziaria sono doverose, poiché capacità squisitamente umane come leadership e creatività non perderanno d’importanza. Anzi, i brand che vinceranno la sfida della competitività saranno quelli che riusciranno a impiegare le migliori tecnologie per valorizzare il prezioso apporto umano offerto dal banker nella relazione con il cliente".

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