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Cliente-banker, vince il contatto diretto, ma più orientato al futuro

8/9/2017 | Stefania Pescarmona

In Italia, la relazione diretta con il proprio referente resta al primo posto, ma stanno acquistando sempre più spazio anche le esperienze digitali


Nel private banking i canali tradizionali di contatto diretto con il cliente restano i preferiti, ma piano piano stanno acquistando sempre più spazio anche le esperienze digitali, segno quindi che anche i clienti private italiani stanno maturando un approccio al tema sempre più orientato al futuro.

A parlare è Aipb che spiega che secondo l'Indagine sulla clientela private in Italia, condotta nel 2016 insieme a GfK, i canali a distanza, come l’internet banking nel 73% dei casi o la mail nel 58% dei casi, stanno conquistando una posizione più preponderante rispetto al colloquio con amici e altri professionisti (48%). L'uso di siti internet è poi al 68%, mentre l'utilizzo di app è ancora molto più staccato (36%).

“Perché l’ecosistema di informazioni sopravviva e sia florido, è necessario che gli istituti che erogano un servizio di private banking diventino specialisti della comunicazione”, dichiara Aipb, che aggiunge che ciò accade perché i clienti Hnw caldeggiano sempre più un approccio multi-channel e sono diventati esperti nell’usare a proprio vantaggio strumenti tradizionali e digitali per ottenere le informazioni di cui hanno bisogno. In questo senso, “gli investitori chiedono ai propri financial advisor di abbracciare il cambiamento”, così come emerge dal Factset, HNWIs’ Vision for the wealth management industry in the Information Age del 2016: in particolare 3 clienti su 5 su scala globale ritengono che la loro relazione con il referente potrebbe migliorare con un po’ di innovazione.

Il contesto italiano è comunque diverso rispetto agli altri Paesi. In Italia, infatti, i clienti continuano a preferire la relazione con il banker, al punto che gli incontri con il professionista sono più frequenti che all’estero: la media degli incontri in Italia è di 13,3 volte all’anno, contro le 12 volte dell’estero. A riprova di ciò, gli investitori private italiani sono più diffidenti nei confronti di una banca a distanza e dei robo-advisor, quindi sembrerebbe che il sentiment riguardo all’innovazione tecnologica sia meno ottimistico nel nostro Paese che fuori.

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