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Family Office: bene la performance, in attesa del boom dell'impact investing

9/27/2017 | Redazione Private

“I family office hanno saputo sfruttare la propria capacità di assumere rischi e investire nel lungo periodo, accettando sempre più l’illiquidità” spiega Sara Ferrari (UBS) nel commentare i risultati del Global Family Office Report 2017


“I family office hanno saputo sfruttare la propria capacità di assumere rischi e investire nel lungo periodo, accettando sempre più l’illiquidità, proprio come altri investitori sofisticati” Così Sara Ferrari, head of Global Family Office Group, UBS,  sintetizza i risultati del Global Family Office Report 2017, presentato da Ubs come il più importante studio sui family office al mondo con un’analisi approfondita su performance, investimenti e problematiche strutturali. Ferrari aggiunge: “I vantaggi di questo approccio più audace sono evidenti. I family office nordamericani hanno investito più di qualsiasi altra regione in strategie orientate alla crescita, una scelta strategica rivelatasi premiante vista la loro sovraperformance”.

Ma cosa emerge nello specifico dal Global Family Office Report 2017 elaborato da Campden Wealth Research, in collaborazione con UBS, basato su un sondaggio tra i titolari e i dirigenti di 262 family office con un patrimonio medio gestito di 921 milioni di dollari statunitensi?

Il balzo della performance degli investimenti

Il Global Family Office Report 2017 svela che la performance degli investimenti è balzata al 7%, trainata dalle azioni. Come si legge nel comunicato di Ubs, dopo aver reso un misero 0,3% nel 2015, il portafoglio globale composito dei family office ha reso il 7% nel 2016. La ripresa è stata trainata dalle azioni e dal private equity, che a loro volta sono stati controbilanciati dalla performance più modesta degli investimenti in immobili e hedge fund.

Le azioni (27%) e il private equity (20%) rappresentano attualmente quasi la metà del portafoglio d’investimento medio dei family office. Tale quota è destinata a crescere ulteriormente poiché la maggior parte dei family office prevede di mantenere (60,6%) o di aumentare (21,3%) i propri investimenti in azioni dei mercati emergenti, mentre il 40,2% e il 49,3% intendono destinare una quota maggiore rispettivamente a fondi di private equity e co-investimenti.

Rebecca Gooch, Director of Research at Campden Wealth, ha affermato: "Anche quest’anno notiamo che i family office stanno cercando di incrementare le proprie allocazioni negli investimenti diretti e nei co-investimenti. Tuttavia, molti di loro faticano a individuare operazioni interessanti e a trovare i giusti partner, e devono rispondere alle sfide poste dalla due diligence, poiché le proprie risorse interne sono spesso limitate. Alcuni dei family office che co-investono con successo ci hanno a loro volta riferito che effettuano le proprie operazioni avvalendosi di reti personali o scelgono di co-investire assieme a fondi per usufruire delle loro capacità di due diligence. Le famiglie che desiderano co-investire maggiormente possono valutare l’opportunità di seguire approcci simili".

Atteso un boom per l'impact investing

A livello previsionale, il report porta alla luce l’attesa presso in Family Office di una forte crescita dell’impact investing. Oltre il 40% dei family office prevede di incrementare le proprie allocazioni nell’impact investing e negli investimenti basati su criteri ambientali, sociali e di corporate governance (ESG). Ciò conferma quanto emerso nel rapporto dello scorso anno, ossia che vi sarà un aumento delle richieste di partecipare all’impact investing da parte delle famiglie con figli nati dopo il 1980. Dei family office già attivi in quest’ambito, il 62,5% ricorre a investimenti privati e il 56,3% al private equity. I settori preferiti in cui investire sono la formazione, la tutela ambientale e l’efficienza energetica/delle risorse.

Il family office medio che gestisce direttamente le attività filantropiche della famiglia ha dato 5,7 milioni di dollari negli ultimi 12 mesi. Quasi il 95% dei family office intende mantenere o aumentare i propri impegni filantropici nel prossimo anno. Per quanto riguarda le cause specifiche, la tutela ambientale e la povertà hanno ricevuto molta più attenzione, passando rispettivamente dal 33,3% al 41,7% e dal 34,7% al 41,7% tra il 2016 e il 2017.

Il problema del passaggio generazionale della ricchezza

Ovviamente non mancano zone d’ombre nel settore. Una delle più importanti è che quasi la metà dei family office non è ancora pronta per l’imminente trasferimento della ricchezza alla generazione successiva, non disponendo ancora di un piano di successione, sebbene il 29,6% di questi afferma di essere in fase di allestimento. Un terzo (32,7%) ha già elaborato un piano di successione, mentre il 14,6% ha verbalmente concordato di predisporre un piano ma non lo ha ancora scritto. il tema «family governance e pianificazione successoria» costituisce attualmente la parte più importante dell’intera spesa per servizi professionali alle famiglie.  Sara Ferrari ha affermato: "Solo il 30% dei trasferimenti generazionali ha successo, si tratta quindi di un problema esistenziale. Notiamo un riconoscimento delle sfide legate al trasferimento del patrimonio e una crescente comprensione delle misure da adottare. I family office possono svolgere un ruolo cruciale nel mantenere l’unità familiare quando si tratta di prendere decisioni e sviluppare talenti. Il ruolo strategico del family office non dovrebbe essere sottovalutato".

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