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Private debt, in Italia è scattata l'ora degli investimenti

2/8/2018 | Redazione Private

Secondo l'Osservatorio private debt di Aifi e Deloitte, nel 2017, gli investimenti sono volati del 35%, oltre quota 640 milioni, mentre la raccolta è crollata da 574 milioni a 292 milioni di euro


“I fondi hanno terminato la raccolta e si dedicano agli investimenti”. Così Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi, ha commentato l’Osservatorio private debt redatto da Aifi, in collaborazione con Deloitte, dal quale è emerso che in Italia, nel 2017, si sono registrati oltre 640 milioni di euro di investimenti, in aumento del 35% rispetto ai quasi 475 milioni investiti nel 2016, e che ci sono state 102 sottoscrizioni (+26%) distribuite su 82 target (+55%).

Di contro, però, la raccolta dell'intero scorso anno è stata di 292 milioni di euro (il 95% da investitori istituzionali domestici e il 5% dall’estero), in calo dai 574 milioni dell’anno prima. Nella tipologia della fonte, il 27% del capitale è arrivato dalle banche, il 24% dai fondi di fondi istituzionali (come quelli del Fondo italiano d’investimento che fa capo per la maggioranza alla Cassa depositi e prestiti) e il 22% dalle assicurazioni.

“Lo strumento del private debt si è dimostrato estremamente utile per supportare lo sviluppo delle tante aziende italiane che hanno necessità di capitali per la crescita, e questo vale non solo per le piccole imprese ma anche per quelle di grandi dimensioni che rappresentano il 45% delle target”, ha proseguito Cipolletta, mentre  Anna Gervasoni, direttore generale Aifi (nella foto), ha poi aggiunto che “in questa fase è normale che ci sia una ciclicità molto forte, dove alla raccolta fanno seguito gli investimenti”, e che “il prossimo anno e mezzo sarà cruciale e bisognerà vedere cosa faranno gli investitori sul fronte della raccolta”.

Per quanto riguarda gli strumenti, dall'analisi di Aifi risulta che il 66% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, mentre il 32% crediti e il 2% ha riguardato strumenti ibridi. A livello geografico, la maggior parte delle operazioni è concentrata nel nord d’Italia (73%), con al primo posto la Lombardia (27%), seguito dal centro Italia (16%) e dal sud e dalle isole con l’11%.

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