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Mifid 2 alle porte. Le banche private sono pronte?

3/29/2017 | PierEmilio Gadda

Secondo un'indagine di Gfk per Aipb, i clienti sono soddisfatti della qualità delle informazioni ricevute dal proprio intermediario. Ma i livelli di gradimento sono in calo.


Il count down per l'entrata in vigore della Mifid2 è partito. Mancano nove mesi a quello, che secondo alcuni osservatori, potrebbe rappresentare un vero e proprio cambio di paradigma per l'industria del private banking (e non solo). La direttiva che estende il raggio di azione della prima direttiva sui mercati degli strumenti finanziari e ne attua alcuni principi ispiratori rimasti lettera morta, sarà recepita dall'Italia entro luglio del 2017, per entrare in vigore il 3 gennaio del 2018. E se è vero che la sua implementazione avrà un impatto determinante per molti operatori - ad esempio perché impone requisiti più stringenti in tema di trasparenza sui costi e reportistica sulle attività di consulenza e di trading - vale la pena chiedersi se e in che misura l'industria italiana si sia già attrezzata.

 

L’Indagine sulla Clientela Private in Italia condotta da GFK per AIPB, offre qualche indizio: i clienti sembrerebbero globalmente soddisfatti di come il proprio istituto di riferimento per gli investimenti fornisce loro le informazioni: quasi tutti i valori riferiti alla qualità delle informazioni superano il 70%, raggiungendo una overall satisfaction del 76%. "Il servizio di Private banking, infatti, ha da sempre posto attenzione a quello che impone la direttiva, cioè la fornitura ai clienti di informazioni e comunicazioni sui prodotti e i servizi. Mifid 2 nel nostro ambito si trova, quindi, a rafforzare qualcosa di già esistente e a implementarne la qualità", spiega l'Aipb in una nota.

 

Nel 2014 e nel 2015, tuttavia, la soddisfazione complessiva dei clienti aveva valori di poco superiori, intorno all’82%. Ciò è dovuto al fatto che in questa fase, probabilmente, si stanno alzando le attese dei clienti, aspetto su cui, per gli addetti ai lavori, è bene prestare estrema attenzione. Non dimentichiamo, infatti, che tra i primi driver di abbandono dell’istituto da parte del cliente sono presenti gli errori operativi (43%) e la scarsa professionalità del referente (33%): dunque, è fondamentale che i professionisti siano nelle condizioni migliori per assimilare le disposizioni normative quanto più profondamente possibile e svolgere al meglio le proprie attività ordinarie.

 

Gli operatori hanno ancora un po’ di tempo per lavorare sui dettagli della direttiva e fare in modo che in nessun caso la relazione con il cliente, elemento cardine della consulenza finanziaria Private, ne possa risentire. Anzi, avendo molti effetti anche sulla relazione, la nuova riforma potrebbe portare a questo modello di servizio già ampiamente rodato un valore aggiunto ulteriore.

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