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Citi PB: 374 miliardi, un solo business

9/19/2016 | PierEmilio Gadda

Intervista al responsabile per il Sud Europa della divisione wealth management (*)


Trecentosettantaquattro miliardi di dollari in gestione. Una presenza globale, che abbraccia 15 Paesi e segue clienti in 131 Paesi. E un unico modello di business, sviluppato dai suoi 800 private banker - tutti dipendenti - dislocati in 49 sedi. “La strategia è ovunque la stessa: il nostro private si focalizza esclusivamente sugli Uhnwi. Parliamo di famiglie con un patrimonio complessivo da 25 milioni di dollari in su. La soglia minima in termini di asset finanziari per avere accesso al servizio è di 5 milioni di dollari. Ma il portafoglio medio è significativamente più alto”, precisa ad AdvisorPrivate, Fernando Lopez, responsabile di Citi Private Bank per il Sud Europa, la divisione che comprende Italia, Spagna Portogallo, Grecia e Turchia.

 

Cosa rende il vostro modello differente da quello di altre private bank con una vocazione internazionale?

Siamo l’unica grande banca che non vende prodotti di casa: abbiamo ceduto il business dell’asset management già nel 2005. Operiamo ormai in una logica di architettura completamente aperta, senza conflitti d’interesse che possano condizionare l’attività di consulenza finanziaria al cliente finale.

 

Qual è il profilo dei vostri banker?

Devono possedere buone competenze tecniche. Ma soprattutto essere in grado di muoversi agevolmente all’interno di un’organizzazione complessa, valorizzando la dimensione globale che una struttura come la nostra può offrire, partendo da un’ampia gamma di prodotti e soluzioni differenti.

 

Come si articola l’offerta nell’ambito della gestione finanziaria dei grandi patrimoni?

Proponiamo due tipologie di soluzioni: la gestione di portafoglio discrezionale e il servizio di Advisory. Oltre alla modalità execution only. Negli ultimi tre anni, le gestioni stanno crescendo molto rapidamente, recuperando terreno rispetto all’Advisory.

 

Come sono strutturate le attività di consulenza che esulano dalla gestione degli asset finanziari: per esempio in tema di fiscalità, investimenti immobiliari, art advisory e corporate advisory?

Per la pianificazione fiscale, ci interfacciamo con i consulenti esterni dei nostri clienti. Tutte le altre attività sono coperte internamente.

 

Com’è remunerato il servizio?

Con una fee di consulenza, in modo esplicito e trasparente. Questo vale per la totalità delle masse in gestione: non percepiamo alcuna retrocessione dalle case prodotto.

 

In tema di prodotti, dove si sta focalizzando l’interesse dei clienti?

Da un lato, all’interno delle gestioni discrezionali, i fondi absolute return stanno guadagnando crescenti quote di mercato: parliamo di soluzioni che si pongono l’obiettivo di consegnare un rendimento positivo a prescindere dalle condizioni di mercato, con una volatilità ridotta e un andamento de-correlato rispetto alle principali classi di attivo. Dall’altro lato, lo scenario rappresentato da tassi estremamente contenuti e valutazioni azionarie coerenti, in alcune aree, con la fine del ciclo economico, favoriscono un’attenzione crescente per gli investimenti alternativi: strumenti di private equity e real estate che, in ogni caso, sono sempre stati presenti nei portafogli dei clienti e che sono oggi utilizzati con un approccio tattico. [...]

 

(*) Estratto dell'articolo pubblicato su AdvisorPrivate, Numero 3, Giu-Ago 2016.

È in arrivo il Numero 4, Set-Nov 2016

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