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“Le banche? Imparino la lezione di McDonald’s”

4/4/2017 | PierEmilio Gadda e Davide Mosca

Video intervista al prof. Marco Onado, docente di scienze degli intermediari finanziari presso l’Università Bocconi di Milano


Nonostante l’intervento dello Stato sul Monte dei Paschi e i 20 miliardi stanziati per ricapitalizzare le banche in difficoltà. Nonostante l’obiettivo del maxi aumento da 13 miliardi, centrato da Unicredit. E nonostante il presidio della Banca centrale europea di Mario Draghi, a supporto della liquidità, le banche italiane sono ancora ritenute l’anello debole del sistema finanziario europeo. A livello aggregato, gli istituti di credito devono fare i conti con una montagna di crediti deteriorati, per un ammontare di 276 miliardi di euro, quasi un terzo dei trilione di bad loans da smaltire a livello europeo. Come se non bastasse, i tassi contenuti contribuiscono a comprimere i margini d’interesse, erodendo redditività. A sua volta, l’allargamento degli spread tra btp e bund complica il quadro. Ma secondo Marco Onado, docente dei corsi di Corporate governance and internal controls in financial institutions , Regulation e Sistemi finanziari comparati presso l’Università Bocconi di Milano, “il giudizio che mercati e molti analisti esprimono nei confronti del sistema bancario nostrano è troppo drastico - dice in questa intervista a AdvisorPrivate -. Va corretto”.

 

Professore, ci spieghi perché.

Non c’è dubbio che le banche italiane stiano attraversando un periodo difficile. Ma è altrettanto vero che l’intero sistema bancario europeo abbia dei problemi: soffre di almeno tre patologie.

 

Quali?

Un eccesso di crediti deteriorati - il tallone d’Achille dell’Italia. Una notevole dose di derivati e titoli di dubbio valore, che riguarda soprattutto le grandi banche d’investimento francesi e tedesche. E un eccesso di costi aperitivi, che è mal comune - senza mezzo gaudio - delle banche europee. Nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria, il Fondo Monetario Internazionale lo mette in evidenza molto chiaramente: le banche Usa hanno ormai raggiunto un Roe (Return on equity ndr ) prossimo al 10%, accettabile in relazione agli attuali livelli dei tassi d’interesse e comunque superiore al costo del capitale. La redditività delle banche europee è attorno al 3% - un terzo di quella americana - nonché inferiore al Cost of equity. Significa che stanno distruggendo valore, cioè ricchezza.

 

Come si esce da questo pantano?

Agendo sui tre punti di debolezza che citavo: il più importante per l’Italia è quello dei crediti deteriorati.

 

L’azione del governo non sembra aver sortito gli effetti sperati. Le misure prese vanno nella giusta direzione, per rassicurare i mercati. Il governo ha messo a disposizione 20 miliardi che garantiscono la ricapitalizzazione degli istituti in difficoltà, non solo il Monte dei Paschi, ma anche gli altri istituti vacillanti. Ha evitato l’emergenza. Semmai, sarebbe stato opportuno farlo prima.

 

Eppure, non sembra aver convinto del tutto gli investitori. 

Attenzione: l’eredità dei crediti deteriorati richiede una risposta europea, perché si tratta di un problema di dimensioni europee. Serve un veicolo unico, un asset manager europeo - o con affiliazioni a livello statale, visto che i problemi legali sono tanti - che compri in blocco le sofferenze bancarie e le rivenda gradualmente. Non dimentichiamoci che tutti questi crediti sono garantiti da asset reali, con il tempo genereranno moneta, recuperando almeno in parte il valore iniziale. È successo in tutte le crisi bancarie che si sono verificate da che mondo è mondo. Ed è importante che questa soluzione sia stata autorevolmente proposta, di recente, sia dal presidente dell’Eba, Andrea Enria, che dal vicepresidente della Bce, vitor Constancio [...]

Sul fronte della redditività, invece, dove si può e si deve intervenire? Le banche non sono sufficientemente profittevoli. La tecnologia sta cambiando più velocemente di quanto molte di loro non riescano a comprendere. Molti istituti, del resto, non hanno ancora capito la rivoluzione di McDonald’s.

 

McDonald’s...?

Si. Negli Stati Uniti si stanno sperimentando negozi interamente automatizzati. Farsi preparare il panino da un robot forse potrà lasciare perplessi...ma la direzione è questa. E vale anche per le banche. Ci sarà una netta divaricazione delle attività: da un lato, il contatto con il cassiere è destinato a scomparire: tutti i servizi di base verranno erogati con lo smartphone. Dall’altro, gli istituti dovranno sviluppare servizi fortemente personalizzati e a valore aggiunto. [...]

 

 

Estratto dell'articolo pubblicato si AdvisorPrivate N6, Marzo-Giugno'17

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