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Crollo delle Borse: cinque fattori da tenere sottocchio nel 2016

1/5/2016

I mercati hanno iniziato il 2016 col piede sbagliato, con il tonfo di Shanghai (-7%) che ha mandato a picco le piazze finanziare di tutto il mondo. E' l'inizio di un mercato Orso? Non è d'accordo Jeremy Lawson, capo economista di Standard Life Investments


Le Borse hanno iniziato il 2016 col piede sbagliato. Ieri le preoccupazioni sul rallentamento della Cina (l’indice Pmi è sceso a 48,2 punti da 48,6 di novembre stoot le attese, segnando il quinto calo consecutivo) e la crisi in Medio Oriente tra Iran e Arabia Saudita hanno mandato a picco le Borse mondiali a partire da Shanghai (-7%) e Francoforte (-4%).

L’indice Stoxx 600 dei principali titoli del Vecchio Continente ha ceduto il 2,6% bruciando 264 miliardi di capitalizzazione. Dall’altra parte dell’Oceano Wal Street ha aperto la prima seduta dell’anno con un calo di oltre 450 punti: non succedeva da 84 anni, anche se poi ha ridotto le perdite chiudendo a -1,58%. Milano ha chiuso a -3,2%.

Per gli esperti è presto per parlare di un mercato Orso, ma di sicuro i prossimi 12 mesi saranno sotto il segno della volatilità. Jeremy Lawson, chief economist di Standard Life Investments, in un recente commento ha individuato invece cinque forze che influenzaranno i mercati nel 2016. Eccole.

La prima ruota intorno alla Fed e al modo in cui l'economia USA e quelle dei mercati emergenti, pesantemente influenzate dal dollaro, saranno in grado di assorbire tassi di interesse più elevati. I primi segnali di un’evoluzione favorevole dovrebbero includere un sentiment domestico e condizioni di finanziamento resilienti, flussi di capitale stabili da e verso i mercati emergenti e un dollaro in leggera salita.

La seconda riguarda la possibilità che Europa e Giappone riescano infine a incrementare l’inflazione. L’innalzamento dell’inflazione sottostante rafforzerebbe la fiducia sulla validità del QE, favorirebbe tassi di interesse globali più elevati e limiterebbe la divergenza tra le politiche monetarie che ha sostenuto le posizioni lunghe sul dollaro.

La terza è incentrata sulla Cina. Una crescita fiacca ma in ribilanciamento del Dragone è ormai prezzata dai mercati; la nostra view comunque non include un hard landing con conseguenti effetti su politica monetaria, flussi di capitale, materie prime e stabilità sociale.

La quarta riguarda i mercati emergenti più in generale. Molti sono analizzati principalmente attraverso i filtri di Cina e Fed, ma come dimostra il malessere brasiliano, la politica interna e il quadro politico sono ugualmente importanti. Un maggiore impegno dei governi volto a ristabilire gli equilibri interni, sarebbe un toccasana per il sentiment sul rischio.

La quinta, infine, riguarda il progetto di integrazione europeo che nel corso dell’anno dovrà affrontare diverse sfide, tra cui il referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’UE, i flussi migratori dal Medio Oriente e i timori sulla sicurezza. La Ue ha bisogno di riforme ma poche potrebbero essere positive in caso di Brexit o con un mercato interno più isolato. 

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