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7/23/2014 | Marcella Persola
Ma gli uomini e le donne sono così diversi nell'investire i propri risparmi? Da quanto si evince dall'Indagine del Risparmio del 2014 condotta dal Centro Einaudi in collaborazione con Intesa Sanpaolo sembrerebbe che le differenze sono siano così sostanziali. Almeno per quanto riguarda l'investimento in obbligazioni e in azioni.
Difatti come mostra l'indagine a livello di investimento la diffusione del possesso dei titoli obbligazionari negli ultimi cinque anni è stata pari a 20,2% per gli uomini, e al 19,6% per le donne. Un dato molto differente rispetto all'indagine del 2013. In quel caso la forbice tra uomini e donne era molto più ampia, visto che il 25% del campione uomo aveva indicato di possedere titoli obbligazionari in portafoglio contro il 14% delle donne.
E anche nei confronti delle azioni, si mostra un atteggiamento completamente differente. Se nel 2013 gli uomini che avevano investito in azioni erano pari al 13,6% contro il 5,9% delle donne; nel 2014 le donne che hanno investito nel mercato azionario sono state l'8,9% contro il 9,4% degli uomini. Quindi rispetto all'edizione precedente si evidenzia una maggiore attrattiva delle donne nei confronti del mercato azionario rispetto agli uomini.
E per il risparmio gestito? Le donne mostrano di preferire più degli uomini il comparto dei fondi e delle sicav e di avere meno ETF in portafogli rispetto agli uomini. I dati lo confermano visto che il 7,1% delle donne conferma di possedere fondi comuni e il 7,4% di possedere delle gestioni e l'1,9% degli ETF. Mentre il 5,6% dei maschi ha dichiarato di possedere fondi comuni e sicav e il 6,4% delle gestioni e il 3,5% degli ETF.
Questi dati non fanno altro che confermare un valore che era già stato approfondito nel corso dell'indagine dello scorso anno, ossia che sono le donne a proporre o decidere gli impieghi del risparmio familiare. Il 59,6% infatti nel 2013 aveva dichiarato di proporre o decidere autonomamente; il 36,2% partecipava alla decisione e solo il 4,2% non se ne occupava.
In sostanza, in quasi due terzi dei casi sono le donne a dire la prima e/o l’ultima parola nella scelta sull’impiego delle risorse accantonate; in oltre un terzo dei casi, invece, sono interlocutrici attive di una decisione presa, presumibilmente, da un altro componente della famiglia. È questo un dato che per certi versi può sorprendere, e indubbiamente deve far riflettere gli operatori specializzati.
L'indagine con il focus sulle donne ha mostrato anche un altro elemento fondamentale. Che nella gestione delle finanze di famiglia le donne contino parecchio è confermato anche su tutta una serie di altre questioni: se può non sorprendere che un ruolo propositivo/decisionale venga dichiarato dal 72,6 per cento delle intervistate in materia di spese quotidiane e dal 57,1 in materia di casa e condominio, certo è notevole che il 52,3 per cento dichiari lo stesso tipo di ruolo quanto alle decisioni in materia fiscale, e ben il 65,2 per cento (ossia i due terzi) per quanto riguarda la scelta della banca. In tutti questi casi, i valori oscillano intorno alla media in maniera non dissimile da quanto si è visto per le scelte in materia di impiego dei risparmi.
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