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10/15/2016 | Nicola Ronchetti - GfK
Capita ormai da anni di sentire parlare di rivoluzione digitale, dell’importanza di adottare device digitali e procedure paper less come condizioni di sopravvivenza in un mondo che sembra inesorabilmente proiettato in un futuro senza ritorno e soprattutto senza carta. I consulenti finanziari, da sempre abituati a operare fuori sede sono stati i pionieri nell’adozione dei device tecnologici, dai primi cellulari mobili che pesavano qualche chilo agli ultimi smartphone di ultima generazione. E sempre le reti dei consulenti finanziari hanno fatto degli investimenti in tecnologia digitale uno dei punti di forza verso il canale bancario tradizionale: c’è chi addirittura si è spinto a misurare il gap tecnologico che separa le reti dei consulenti finanziari da quelle dei bancari tradizionali, quantificandolo in un ritardo di oltre sei anni.
Tutto questo è sempre più vero e incontrovertibile ma da attenti osservatori del mercato e, forse anche alla ricerca di controinformazioni, siamo andati a capire quanto effettivamente le nuove tecnologie digitali possano concretamente facilitare la vita del consulente finanziario.
Ebbene dall’ultima edizione di PF Monitor, il monitoraggio dei Consulenti Finanziari condotto da GfK giunto alla 15esima edizione, emergono due dati a dir poco preoccupanti. Alla domanda rivolta agli oltre 2.400 consulenti finanziari interpellati telefonicamente da GfK “Secondo lei, le nuove tecnologie digitali che la banca le mette a disposizione per il suo lavoro, quanto effettivamente riducono il tempo che lei dedica alla gestione delle pratiche burocratiche?” risponde affermativamente solo il 35%. In altri termini il 65% non trova o non ha ancora trovato un beneficio reale nell’adozione delle tecnologie digitali nel lavoro di tutti giorni.
In realtà si tratta di un dato medio - e come insegna la metafora del pollo di Trilussa - nasconde realtà molto diverse: ci sono consulenti finanziari che lavorano in reti all’avanguardia dal punto di vista tecnologico che riconoscono benefici oggettivi che sfiorano il 70%, ma la media del mercato è e resta un modesto 35%.
Il secondo dato sorprendete riguarda il quesito: “quale delle seguenti situazioni descrive lo stato attuale della rete in cui lavora: a) nella nostra rete le procedure digitali si sovrappongono alle procedure analogiche (documentazione cartacea) - il dato è del 49%; b) Le procedure digitali hanno completamente sostituito le procedure analogiche (documentazione cartacea) - il dato è del 26%; c) Le procedure analogiche (documentazione cartacea) sono ancora preponderanti - 25%.
Anche in questo caso non mancano tra le reti i campioni (pochi) per cui le procedure digitali hanno già sostituito oltre il 50% delle procedure analogiche, ridotto la quantità di carta e quindi reso la vita lavorativa del consulente più facile. Ma complessivamente, e volendo trarre una conclusione, sembra che i margini di miglioramento siano ancora molti prima che l’avvento del digitale riesca a rappresentare realmente una vera opportunità per tutte le reti. Sarà opportuno, crediamo, non sottovalutare questo aspetto in quanto non solo impatterà sempre di più sulla attività lavorativa del consulente ma consentirà anche a quest’ultimo di dialogare con un cliente che - anche quando senior - sarà progressivamente sempre più connesso e digitalizzato.
Digitale dunque? Certamente sì purché non sia solo uno slogan, sembrano dire a gran voce i nostri 2.400 consulenti finanziari.
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