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Consulenti (ex-promotori) e studi associati: l'Apf dice sì

6/4/2013 | Massimo Morici

Il presidente Giovanna Trazza: "Dobbiamo contribuire a conferire un respiro europeo alla professione e contrastare i fenomeni di continuo invecchiamento della categoria, ma bisogna riformare il TUF"


L'Apf dice sì agli studi associati. L’ipotesi di sviluppo di nuove forme di aggregazione per l’esercizio della professione piace al presidente dell'Organismo per la tenuta dell'albo dei pf, Giovanna Giurgola Trazza (nella foto), in quanto risponderebbe all'evoluzione della professione che oggi necessita di maggiori competenze e di nuove strutture. I team tra pf, ha spiegato Trazza nel discorso di introduzione alla Relazione annuale 2012,  “possono assumere diverse configurazioni sia a livello di organizzazione interna della rete di distribuzione, ad esempio con la reintroduzione di funzioni di assistenza e supporto, sia di maggiore coesione a livello degli stessi professionisti come gli studi associati”.

Il tema ha generato nelle scorse settimane un ampio dibattito negli ambienti interessati e vasti echi nella stampa (vedi anche ADVISOR di aprile e il Dossier 46 di Advisorprofessional.it), mentre si profilano già i primi esperimenti di realizzazione organizzativa in alcune reti a dimostrazione della esistenza di concrete esigenze del mercato e di quel tipico spirito di innovazione che spesso ha contraddistinto il settore della promozione finanziaria. Non mancano però gli ostacoli. “Per la formalizzazione in entità giuridicamente ordinata – ha aggiunto Trazza -  l’associazione professionale richiede, comunque, una modifica normativa che superi l’attuale previsione dell’art. 31 del TUF che, diversamente da quanto stabilito dalla direttiva comunitaria MIFID, stabilisce lo svolgimento dell’attività esclusivamente da parte di un soggetto fisico”.

Una riforma che, se ben attuata, potrebbe secondo il presidente “contribuire a conferire un respiro europeo alla professione e contrastare i fenomeni di continuo invecchiamento della categoria, e di mortificazione delle aspirazioni dei giovani che nonostante l’interesse e l’impegno per accedervi non riescono a permanervi”. Basta in proposito considerare che negli ultimi dieci anni il numero dei giovani appartenenti alla fascia di età inferiore a 30 anni iscritti all’Albo si è ridotto dal 14 al 2%.

“L’accesso facilitato dei giovani – ha concluso il presidente - contribuirebbe, altresì, al superamento della asfittica situazione attuale in cui il turnover nell’ambito della categoria avviene ancora significativamente attraverso il cambio di mandante dei professionisti consolidati. Permetterebbe, inoltre, un proficuo travaso di esperienze e di capacità nonché un ulteriore impulso all’assistenza e sviluppo dei portafogli marginali favorendo al contempo il dialogo intergenerazionale nella trasmissione familiare dei patrimoni”.

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