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Fondi comuni, in Europa è iniziata l'era del "rischio gestore"

1/15/2016

Nel 2015 i fondi flessibili e alternativi hanno visto entrare 107 miliardi di euro a fronte dei riscatti dai fondi che adottano strategie direzionali


Dal rischio mercato al rischio gestore. I portafogli degli investitori nel Vecchio Continente a inizio 2016 sono pieni di fondi multi-asset e fondi alternativi, che utilizzano tecniche di investimento simili a quelle utilizzate dai gestori di hedge fund, dopo che lo scorso anno gli europei hanno scaricato le strategie più "direzionali", soprattutto quelle che investono negli asset rischiosi in America e nei Paesi emergenti, per privilegiare strategie più flessibili e decorrelate. In tutto, queste due tipologie di fondi comuni di lungo termine hanno ricevuto in 12 mesi ben 107 miliardi di euro.

Stando all’ultimo Fundflash di Broadridge su dati Lipper di novembre, in 12 mesi gli investitori europei hanno tolto 17 miliardi di euro dai fondi azionari e obbligazionari high yield che investono negli Stati Uniti d'America e ben 35 miliardi di euro dai fondi azionari e obbligazionari emergenti in valuta locale.

Tra le categorie che hanno subito maggiori deflussi in 12 mesi (dati da novembre 2014 a novembre 2015), troviamo infatti l’azionario Nord America (-16,9 miliardi di euro), l’azionario Cina (-12,2 miliardi), i bond emergenti in valuta locale (-11,8 miliardi), l'azionario mercati emergenti (-11,5 miliardi), l'azionario Pacifico ex Japan e azionario globale (entrambi a -9,8 miliardi) e gli high yield US (-9,4 miliardi di euro). Importanti deflussi anche dai fondi garantiti (-14 miliardi).

Tra i fondi più venduti, invece, si piazzano al primo posto i fondi di asset allocation (flessibili) con una raccolta netta di 57,6 miliardi, i fondi alternativi (48,8 miliardi) e gli azionari Europa (33,1 miliardi). Ma un segnale preoccupante, "presagio di un turbolento 2016", secondo gli esperti di Broadridge (ma a novembre si temeva anche un possibile effetto del rialzo dei tassi da parte della Fed), proviene dai forti flussi in entrata nei fondi monetari, che da sempre costituiscono un rifugio per gli investitori: a novembre la raccolta netta per questa tipologia di fondi è salita a ben 33 miliardi di euro. Un livello che non si vedeva dalla crisi del 2008.

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