Tempo di lettura: 3min

Fondi comuni: i costi si portano via l'1,5% dei guadagni

9/14/2017

I risultati sono emersi da un recente studio di Bankitalia: la struttura commissionale dei fondi a scadenza presenta oneri di rimborso particolarmente elevati


Se si sottraggono i costi direttamente e indirettamente sostenuti dagli investitori il rendimento dei fondi comuni aperti si riduce in media dal 3,5 al 2%. I prodotti di risparmio gestito negli ultimi 10 anni sono diventati sempre più costosi per i clienti al dettaglio, tanto che gli oneri complessivi possono arrivare a superare il 2% del patrimonio nel caso dei fondi bilanciati, flessibili e azionari, mentre negli obbligazionari e nei fondi menetari si abbassano a 0,7-1,4% del patrimonio investito (dati a fine 2016). I dati emergono da un recente lavoro di Banca d’Italia che ha provato a stimare il costo complessivo dell’investimento in fondi comuni (Total Shareholder Cost, TSC) negli ultimi 10 anni utilizzando le informazioni riportate dalle SGR nelle segnalazioni di vigilanza.

Gli esperti di Via Nazionale (Griorgio Albareto, Giuseppe Cappelletti, Andrea Cardillo e Luca Zucchelli) ricordano che i costi complessivi associati all’investimento in un fondo comune aperto comprendono sia quelli che gravano sul fondo (TER: le commissioni di gestione e di incentivo, la remunerazione della banca depositaria e gli altri oneri residuali) sia quelli direttamente imputati ai sottoscrittori. È il caso, quest'ultimo, delle commissioni di ingresso e di uscita: le prime di solito decrescono all’aumentare dell’entità dell’investimento, mentre le seconde diminuiscono a fronte di periodi prolungati di permanenza nel fondo. "In base a risultati preliminari, la presenza di commissioni di sottoscrizione e vendita riduce l’elasticità delle sottoscrizioni e dei riscatti ai rendimenti" sottolineano gli esperti di Via Nazinale.

La raccolta di fondi caratterizzati dalla presenza di costi direttamente imputati agli investitori è significativamente cresciuta negli ultimi anni e le stime di Bankitalia hanno mostrato come nel periodo 2006-2016 il costo totale sostenuto dall’investitore oltre al TER sia stato in media pari all’1,58% del patrimonio complessivo dei fondi (1,74% a fine 2016). In particolare, i tecnici di Bankitalia rilevano che "la stima del costo complessivo per il sottoscrittore risulta particolarmente rilevante a seguito della recente forte crescita della raccolta dei fondi a scadenza, che sono caratterizzati da una struttura delle commissioni in cui gli oneri di rimborso sono particolarmente elevati nel caso di vendita delle quote prima della scadenza”.

Tra il 2013 e il 2015 oltre il 40% della raccolta lorda realizzata dai fondi comuni aperti era riconducibile ai fondi a scadenza e "la diffusione di questi fondi riflette anche la loro maggiore convenienza per le reti distributive rispetto ad altri strumenti finanziari (polizze assicurative, titoli strutturati, obbligazioni), in quanto il pagamento delle commissioni alla rete distributiva avviene interamente al momento della sottoscrizione delle quote". A partire dal 2013, stando ai dati di Via Nazionale, la quota della raccolta lorda dei fondi con commissioni di sottoscrizione o di vendita, di cui fanno parte i fondi a scadenza, è stata superiore al 50% del totale della raccolta dei fondi comuni.

I fondi a scadenza sono fondi aperti (spesso flessibili) caratterizzati da un orizzonte di investimento predefinito (5-7 anni) e da un target di rischio/rendimento: distribuiscono spesso cedole, sono raccolti in una ristretta finestra temporale di collocamento (massimo 3 mesi) e collocati spesso tramite le reti di sportelli bancari. Questi fondi, ricorda lo studio di Bankitalia, presentano due modelli commissionali alternativi, entrambi legati alla presenza di un orizzonte temporale pluriennale e al fatto che la rete di vendita viene solitamente remunerata all’inizio della vita del fondo. Nel primo modello la SGR remunera il collocatore anticipando le somme che riceverà a titolo di commissione di gestione durante la vita futura del fondo, mentre nel secondo modello (introdotto nel 2012) la commissione di collocamento è prelevata direttamente dal fondo in un’unica soluzione. La commissione di rimborso, invece, in caso di uscita anticipata del sottoscrittore è pagata direttamente al fondo e non alla SGR.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?