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La ricchezza delle famiglie nel risparmio amministrato

4/21/2011 | redazione

Secondo i risultati emersi dall’Osservatorio Permanente sulla Gestione del Risparmio delle Famiglie, la ricchezza delle famiglie italiane...


Secondo i risultati emersi dall’Osservatorio Permanente sulla Gestione del Risparmio delle Famiglie, denominato ORFEO, lanciato da PwC e dall’Università di Parma, la ricchezza delle famiglie italiane, tradizionalmente legata alle attività reali e in particolare al patrimonio immobiliare, continua a crescere e raggiunge il massimo storico di 9.732 miliardi di Euro nel 2010, con una crescita media annua 2003-2010 del 2,83%.

In calo, nel portafoglio degli italiani, il peso delle attività finanziarie (passato dal 41,3% del 2003 al 37,3% del 2010) che si attesta a 3.630 miliardi di Euro, mentre è cresciuto il peso del patrimonio immobiliare che passa dal 53,1% al 57,8% del 2010,raggiungendo i 5.626 miliardi di Euro.

La ricchezza finanziaria è stata allocata per il 27% in prodotti di risparmio gestito (995 miliardi) e per il restante 73% in risparmio amministrato e circolante (2.636 miliardi), confermando la tendenza degli ultimi anni.

 

Giacomo Neri, Partner PwC, ha commentato: “Il risparmio delle famiglie italiane resta un asset fondamentale per il paese, in grado di compensare ampiamente l’indebitamento del settore pubblico. In questo quadro il settore dell’asset management riveste un’importanza strategica”. In Italia gli investimenti in titoli obbligazionari e strumenti liquidi continuano a rappresentare oltre il 50% (pari a 1.829 mld) delle attività finanziarie, confermando così la bassa propensione al rischio delle famiglie. Rimane contenuta, rispetto alla media europea, la quota di ricchezza destinata ad Assicurazioni e Fondi Pensione pari a 650 miliardi di Euro.

 

Mentre il Professor Gino Gandolfi, ordinario presso la Sezione di Finanza, Banche e Assicurazioni del Dipartimento di Economia dell’Università, ha commentato:"In Italia si registra una scarsa penetrazione dei prodotti di investimento di lungo periodo, in parte giustificata dalla pervasività dello stato sociale che finora ha reso meno necessario il ricorso alla previdenza individuale”.

 

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