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Fondi pensione alla sfida della governance

2/23/2016

L'obiettivo è modificare il board per seguire un nuovo orientamento all’investimento. Aumenta l'esposizione agli asset alternativi e crescono le pressioni per ridurre i costi. I risultati di un sondaggio di State Street


I fondi pensione italiani stanno modificano il loro board per seguire un nuovo orientamento all’investimento e stanno aumentando la loro esposizione agli asset alternativi anche se non hanno gli strumenti adeguati per gestire i rischi. È quanto emerge da un recente sondaggio realizzato da State Street “Pensions with Purpose: Meeting the Retirement Challenge”, condotto su 400 professionisti del settore in 20 paesi, di cui 25 italiani. 

Stando allo studio, la priorità di governance nel prossimo anno per i fondi pensione italiani sono bilanciare le responsabilità tra board e management team e aumentare le opportunità di formazione per i membri del board, stando a quanto hanno dichiarato il 52% degli intervistati, mentre la totalità dei partecipanti al sondaggio in Italia (il 92% a livello globale) sostiene che i fondi per i quali lavorano hanno in programma di fare una o più modifiche sostanziali ai loro modelli di governance.

"Abbiamo meno lavoratori in grado di sostenere un numero crescente di persone che vanno in pensione ed è il momento per il settore di trovare nuove soluzioni. La nostra ricerca sottolinea la necessità per i fondi pensione di sviluppare una mission chiara e strategie sostenibili per garantire il successo al crescente numero di coloro che investono i loro risparmi nei fondi pensione" ha detto Federico Viola, responsabile asset owner solutions per il Sud Europa di State Street.

Ma guardiamo in dettaglio gli altri risultati. Il 67% degli intervistati si aspetta un aumento dell’esposizione ai fondi di fondi hedge, mentre il 52% nel private equity nel corso dei prossimi 3 anni. Lo studio registra un grande appetito per investimenti in tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG), che interessa il 91% del campione. Due terzi dei fondi italiani a prestazione definita, inoltre, sta valutando di introdurre un fondo a contribuzione definita entro i prossimi tre anni.

Quanto ai rischi, il 71% dei fondi pensione italiani intende ridurre il proprio profilo di rischio di investimento, mentre il 14% ha intenzione di aumentarlo. Il 48% dei fondi italiani dice di non avere piena trasparenza in merito ai rischi associati agli alternativi e il 24% ha dichiarato che i loro risk team interni sono molto forti. Il 38%, inoltre, sta creando il proprio team interno di investimento, in quanto sono aumentate le pressioni per la riduzione dei costi, soprattutto sulle asset class più tradizionali. L’efficienza passa anche sul fronte dell’offerta: il 29% degli istituti intervistati intende consolidare diversi fondi pensione nei prossimi tre anni.

Il ricorso a manager esterni sarà razionalizzato, ma non agli advisor: il 19% ne farà un uso maggiore, il 38% un uso minore, mentre il 72% dichiara che i loro consulenti rimangono fondamentali per guidare il processo di investimento. "A fronte del crescente numero di sfide, dall’invecchiamento della popolazione all’incertezza dei mercati, l’industria dei fondi pensione deve evolversi e svilupparsi e mettere a punto nuovi modelli in grado di offrire migliori risultati a a lungo termine per i loro sottoscrittori” spiega Riccardo Lamanna (nella foto), senior vice president e responsabile della succursale italiana di State Street Bank GmbH.

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