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Italia e risparmio gestito, mancano all'appello 600 miliardi

12/19/2015 | Francesco D'Arco

Per raggiungere queste nuove masse serve però una maggiore educazione finanziaria. Non solo dei risparmiatori. Ma anche dei politici.


Anche se negli ultimi mesi del 2015 lo ha fatto con un ritmo più lento rispetto al primo semestre, l’industria del risparmio gestito in Italia, salvo sorprese degli ultimi due mesi, si prepara a chiudere un altro anno record con un saldo di raccolta netta superiore ai 125 miliardi di euro e un patrimonio complessivo di oltre 1816 miliardi (dato quest’ultimo influenzato dalla scelta di BlackRock di alzare il velo sugli asset gestiti in Italia, ndr).
Numeri importanti, quelli comunicati da Assogestioni, che sicuramente permetteranno al Bel Paese di mantenere ben salda quella quarta posizione in Europa, in termini di raccolta, indicata recentemente anche da PwC durante l’European Asset Management Conference che ha fatto il punto con oltre 500 operatori sulle prospettive del settore in Italia e in Europa e sullo scenario dell’industria da qui al 2020.

 

Dati alla mano, in Europa, la domanda di UCITS ha raggiunto il suo livello più alto nel corso del 2014 toccando la vetta dei 474 miliardi di euro. E l’Italia, in questo contesto, è risultata, appunto, al 4° posto in termini di raccolta netta, considerando solo i flussi dei fondi di diritto italiano. Ma se allarghiamo lo sguardo anche ai fondi round-trip e ai flussi di raccolta dei gruppi stranieri collocati presso investitori italiani, l’Italia si aggiudica la palma di “terzo più grande paese del risparmio gestito”, in termini di flussi, dopo il Lussemburgo e l’Irlanda, con una quota pari al 19% del totale dei flussi in entrata in Europa.


Insomma, parliamo di un vero e proprio El Dorado del risparmio gestito internazionale che, nonostante i numeri da capogiro degli ultimi due anni, ha ancora ampi margini di crescita. 

Sempre secondo le analisi di PwC, infatti, in base ai dati della relazione annuale di Banca d’Italia, che mostra la percentuale di asset gestiti professionalmente sulle attività finanziarie delle famiglie, in Italia, tale rapporto, alla fine del 2014, è pari al 26%, ben al di sotto della media europea del 41%: un dato che da solo rivela le enormi opportunità di crescita che il settore ancora presenta nella nostra nazione rispetto ad altri paesi europei. 


Ad essere più precisi, per Elisabetta Caldirola, asset management leader di PwC in Italia, “l’Italia ha un potenziale di crescita di circa 600 miliardi di euro, vale a dire un aumento del 15% del patrimonio gestito in modo professionale, date le attività finanziarie totali delle famiglie italiane pari a circa 4.000 miliardi di euro a fine 2014. Senza considerare altre misure che si prevede spingano ulteriormente la crescita: tra cui gli incentivi governativi ai piani pensionistici privati”. 

Ma per assistere allo sviluppo di incentivi veramente efficaci per una crescita duratura del settore, l’industria deve ora cavalcare l’onda del successo per avviare un dialogo permanente con il governo, affinché la classe politica acquisisca finalmente piena consapevolezza dei driver che guidano il mondo del risparmio gestito in Italia. Come affermato recentemente da Alexander Schindler, presidente di EFAMA (associazione che riunisce le Assogestioni europee, ndr), oggi “l’educazione finanziaria della classe politica è importante tanto quanto quella dei risparmiatori”. Una sfida che il settore deve raccogliere sia a livello nazionale, sia europeo dove si giocano numerose partite che cambieranno il volto dell’industria da qui ai prossimi due/tre anni.

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