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La “complessità” di OCF

7/28/2018 | Giuseppe G. Santorsola

Si può ben comprendere che l’organizzazione operativa dell’Organismo risulti complessa dovendo fronteggiare situazioni molto distinte.


Entro la fine del 2018 “dovrebbe” essere attivato l’Albo “Unico” dei Consulenti Finanziari ponendo un termine ad un percorso durato oltre 10 anni senza applicazione di regole invero previste e dopo quasi 30 anni dalla creazione del primo elenco dei promotori richiesto dalla Legge 1/91. I passi successivi furono le modifiche apportate dal TUF (1998), la creazione dell’APF (albo) (2009) e quella di OCF (organismo) (2016). Autogoverno e autonomia della professione hanno trovato il loro sviluppo, per quanto con un costante mantenimento di un ruolo centrale dell’Authority. Resta un problema di fondo dettato dal posizionamento del soggetto più presente (il consulente, ex-promotore), che non ha autonomia professionale “piena” in quanto la sua capacità di agire deriva dal conferimento di un mandato da parte di un intermediario autorizzato, quando disponga dei requisiti per essere iscritto all’Organismo. Non a caso, quest’ultimo registra una quota rilevante, raramente ridotta negli anni, di soggetti non operativi perché senza mandato.

L’ingresso in OCF dei consulenti untied deve essere valutata anche in questo contesto, pur dovendo sempre ricordare che i numeri nel complesso non modificano lo status quo (sono circa il 2% del totale). Chi opera come fee only non ha mandati da nessun intermediario e opera a titolo personale (o in collaborazione professionale con altri colleghi) in ragione della semplice iscrizione all’Albo. Ancora diversa è la posizione delle SCF (per quanto poche nel numero) le quali seguono un percorso differente, essendo persone giuridiche e non fisiche, ma potendosi dotare di consulenti “tied” che appartengono al primo ramo dell’OCF (in una percentuale crescente, ma inferiore all’1%).

Si può ben comprendere che l’organizzazione operativa dell’Organismo risulti complessa dovendo fronteggiare situazioni molto distinte. Il fatto che le proporzioni dei tre segmenti siano fortemente disallineate può incidere di fatto sulla governance dell’istituzione, ma non condizionare il modus operandi delle tre linee di business. Da un lato, queste ultime debbono essere rappresentate nello Statuto, nelle finalità dell’OCF e nell’attività dello stesso. Dall’altro è “naturale” che i numeri dei soggetti contino e non vengano “pesati” nell’ordinaria funzionalità. È una conseguenza, più volte evidenziata in rubrica, della forzata convivenza di soggetti non simili in un’unica struttura. Non avrebbero logica e senso tre organismi differenti; anche le due categorie meno consistenti numericamente possono trovare vantaggio dall’unicità del OCF, ma le incongruenze permangono. 

Fermo restando l’unicità dell’organismo, ciascun segmento previsto dal legislatore dovrebbe avere delle aree di autonomia gestionale dei propri temi principali, riproponendo il modello che ha generato la nascita di numerose e distinte associazioni rappresentative di ciascun interesse più peculiare, fermo restando che tutti e tre perseguono la finalità di servire il mercato nella soddisfazione dei bisogni in materia di investimenti. In questa ottica, oltre alla citata micro-autonomia, si motiva la rappresentanza nella governance dell’Organismo come evidenziato nel Regolamento. L’organismo non può avere una “preferenza” di genere fra i tre rami e deve essere ben delineato il percorso che può condurre al passaggio da una componente all’altra per opportuna chiarezza nei confronti della clientela di riferimento. Denoto una differenza - basata su previsione esplicita della legge - che impedisce il ruolo di multimandatari, possibile nel segmento assicurativo; nell’OCF o si è tied oppure un-tied. Ricordo peraltro un altro mio pensiero che ipotizza in futuro un percorso coordinato fra RUI, OAM e OCF in ragione del comune destinatario dell’operato dei suoi membri. Non è tema dell’oggi, ma meglio evitare l’allargamento delle distanze in tale prospettiva. Il governo del OCF deve essere quindi “accorto”.

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