Nell'era post-Vegas la Consob sarà più simile alle sue cugine europee e tornerà ai “tempi eccezionali” di Padoa Schioppa e Spaventa. Mario Nava (nella foto) non ha ancora preso il timone della Commissione, ma già traccia la rotta che l’authority seguirà nei prossimi sette anni. L’attuale responsabile della direzione generale Mercato interno e servizi della Commissione europea, classe 1966, è stato indicato a dicembre dal governo come successore di Giuseppe Vegas. Per un caso almeno cusioro si chiama anche lui Mario, come l'altro Mario (Draghi, il presidente della Bce) che in Europa ha un ruolo ben più importante. Nava è invece un alto funzionario dell’esecutivo Ue dove ha lavorato a contatto con Jacques Santer, Romano Prodi, José Mauel Barroso e Jean -Claude Juncker.

Partecipa a un’audizione, che si è tenuta mercoledì 17 gennaio, davanti alle commissioni Finanze di Senato e Camera in seduta congiunta, convocate per esprimere il parere sulla sua nomina. A fine giornata Nava incassa il via libera da entrambe le commissioni. A conferire l'incarico sarà poi il Quirinale con apposito decreto. Le agenzie raccolgono le sue dichiarazioni. Un fiume in piena: ne emerge un uomo deciso, che vorrebbe una Consob più tosta. Pur non esprimendo direttamente valutazioni sul mandato appena concluso di Giuseppe Vegas, tra le righe fa capire che la sua sarà un'authority diversa e molto più in stile "europeo", se prendiamo questo aggettivo come sinonimo di rigoroso e di scarsa accondiscendenza con le banche.

I suoi punti di riferimento, tra i predecessori, sono quelle che definisce le "Consob eccezionali" dei tempi di "Tps"  (Tommaso Padoa-Schioppa, come lo chiamavamo in Europa, che però ha guidato la Consob solo per un anno, tra il 1997 e il 1998) e di Luigi Spaventa, presidente Consob dal 1998 al 2003, nella delicata fase dell'netrata in vigore del TUF. Nava invita, per quanto riguarda "lo spazio", a seguire gli esempi delle Autorità presenti in Francia nel Regno Unito: "Si può tornare lì, non c'è nessun motivo per non poter tornare a quei livelli". Evidentemente per lui i livelli di Vegas erano più bassi.

E come sarà, quindi, la Consob a guida Nava? "Io non voglio fare il presidente della Consob che diventi il notaio delle proposte della struttura, io voglio fare il presidente di una Consob che sia il motore del cambiamento dei mercati finanziari, che permetta ai mercati finanziari di funzionare" dice Nava, che poi ci tiene a precisare che non sarà in conflitto con le altre authority: "Per la difesa degli investitori e dei risparmiatori e il ruolo internazionale è fondamentale una sinergia strettissima con la Banca d'Italia, l'Ivass e il Tesoro e mi impegno affinché questa sinergia funzioni fin da subito".

Poi, il superfunzionario di Bruxells va sul tecnico: "Dobbiamo realizzare un passaggio da una cultura 'de iure' a una cultura 'de facto', della sostanza: rispettare i requisiti formali delle direttive va benissimo, ma non è quello che protegge le famiglie e le imprese. Quello che le protegge è una vigilanza integrata e dinamica" aggiunge Nava. Per il futuro presidente l'Authority deve essere capace di andare sui mercati "a verificare le modalità di disegno e di selezione dei prodotti finanziari", cioè a verificare "l'effettiva conoscenza del cliente da parte dell'intermediario e l'adeguatezza del prodotto in relazione alle informazioni disponibili".  Nava, infine, puntualizza di non volere una Consob "presidenziale, verticistica", ma di preferire una struttura collegiale basata sui cinque commissari: "Il modello cui mi ispiro è la Commissione europea dove ho lavorato per 23 anni e ancora lavoro".