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Consob: serve maggiore chiarezza sulle politiche dei fondi

1/22/2019 | Redazione Advisor

L’utilizzo dei codici di autodisciplina e anche l'utilizzo di sistemi di rating porterebbe a una maggiore trasparenza sulle politiche di investimento dei fondi. E’ questo uno degli spunti e inviti che emerge dall’ultimo quaderno giuridico pubblicato dall'authority


L’utilizzo dei codici di autodisciplina e anche l'utilizzo di sistemi di rating porterebbe a una maggiore trasparenza sulle politiche di investimento dei fondi. E’ questo uno degli spunti e inviti che emerge dall’ultimo quaderno giuridico pubblicato da Consob.

 

L’authority sottolinea nell'indagine compiuta che non sempre oggi tali politiche sono chiare e che anche sull’adozione di stewardship codes è necessario fare qualche ulteriore passo avanti.  Anche perché ci sono ancora delle ombre. "In primo luogo, non è chiaro il significato tecnico di vocaboli come “engagement”, “stewardship” o “attivismo” degli investitori istituzionali, né in cosa consistano le differenze tra i fenomeni designati con questi vocaboli. In secondo luogo, si può dubitare che gli investitori istituzionali dispongano dei necessari incentivi per esercitare un monitoraggio attento e continuativo sulle scelte del management delle società partecipate. Almeno nel caso degli investitori tradizionali, infatti, la diversificazione del portafoglio e la conseguente ridotta entità dei pacchetti azionari detenuti in ogni singola società potrebbe rendere più efficiente l’opzione del disinvestimento (exit) rispetto a quella del voto in assemblea (voice), la quale richiede una costosa attività di acquisizione ed elaborazione di informazioni sulle materie all’ordine del giorno delle varie assemblee, con l’ulteriore svantaggio che altri investitori potrebbero profittare dell’incremento di valore derivante da tale attività senza sostenere alcun onere economico (c.d. “free riding”)" si legge nel quaderno dell'authority.

 

 In tale prospettiva, vengono analizzate, alcune soluzioni che potrebbero contribuire a rivalutare il ruolo dei codici di autodisciplina degli investitori istituzionali: dall’attribuzione di un rating alle modalità con le quali il codice è stato attuato dal singolo investitore istituzionale, alla previsione di obblighi normativi di trasparenza in ordine a tali modalità sino ad arrivare alla formulazione di una regola, di fonte legale o giurisprudenziale, la quale consenta di valorizzare la puntuale e continuativa applicazione delle disposizioni autodisciplinari alla stregua di un indice rilevante di adeguatezza dei processi di investimento e degli assetti organizzativi dell’intermediario.

Tutto questo permetterebbe una maggiore trasparenza e quindi una ricaduta positiva anche sui sottoscrittori di fondi. 

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