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Financial literacy: Italia ferma al 2012

6/13/2020

Da allora non è cambiato nulla. Restiamo un popolo di “analfabeti” dal punto di vista finanziario. Un problema enorme se si pensa al dopo-Covid


La Consob ha recentemente comunicato l’apertura alle candidature per organizzare eventi e iniziative durante la terza edizione del Mese dell’Educazione Finanziaria, organizzata dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria che, quest’anno, sarà incentrata sulle scelte finanziarie ai tempi del Covid 19. Sembra naturale e corretto pensare a un mese di eventi per aiutare le famiglie a non farsi travolgere dal futuro “contagio economico”, ma se per un istante guardiamo al mondo senza concentrarci esclusivamente sulle conseguenze della pandemia che stiamo vivendo, ci accorgeremmo che purtroppo un mese dell’educazione finanziaria dovrebbe, ancora una volta, concentrarsi sull’alfabetizzazione finanziaria. 

 

Dati alla mano, nonostante le numerose iniziative annunciate e lanciate in tutti questi anni, siamo ancora sotto la media dei paesi OCSE e, soprattutto, in sei anni non è cambiato nulla: nel 2018 l’Italia presenta in tema di financial literacy un punteggio praticamente invariato rispetto al 2012. Insomma abbiamo letteralmente ignorato il problema. A rivelarlo l’indagine PISA, acronimo di Programme for International Student Assessment. Si tratta di un’indagine internazionale promossa dall’OCSE, con cadenza triennale. Il primo ciclo dell’indagine si è svolto nel 2000, il 2018 è stato il settimo ciclo. L’Italia partecipa fina dl primo ciclo ma i numeri non sembrano essere entusiasmanti.

 

La scala PISA di financial literacy intende misurare il livello di conoscenze e abilità finanziarie degli studenti di quindici anni, che sono al giorno d’oggi necessarie per il futuro passaggio dal mondo della scuola a quello dell’università, al mondo del lavoro o a quello dell’imprenditoria. Le domande fanno riferimento a situazioni di vita reale che coinvolgono questioni e decisioni finanziarie.  In PISA, per financial literacy si intende “la conoscenza e la comprensione dei concetti e dei rischi finanziari, nonché le competenze, la motivazione e la fiducia per applicare tali conoscenze e comprensione al fine di prendere decisioni efficaci in una serie di contesti finanziari, migliorare il benessere finanziario degli individui e della società e consentire la partecipazione alla vita economica.” L’Italia consegue un punteggio medio di 476 punti, inferiore a quello della media OCSE (505). Il suo punteggio non si differenzia da quello della Repubblica Slovacca, occupando tra l’11 e il 12 posto tra i paesi OCSE e tra il 12 e il 13 se si prendono in considerazione tutti i paesi/economie che hanno partecipato alla rilevazione. 

 

 

Ma, il dato più disarmante riguarda la stabilità delle competenze medie dei quindicenni del 2018 rispetto ai quindicenni del 2012: mentre a livello OCSE le competenze dei quindicenni sono aumentate di circa 20 punti, in Italia non è cambiato nulla. E se è vero che il 90% degli studenti italiani si rivolge ai genitori per informazioni su argomenti finanziari vuol dire che abbiamo un problema ben più ampio. Soprattutto in un momento come quello attuale che ci vedrà costretti ad affrontare nei prossimi mesi un contagio economico difficile da quantificare. Non sarà una sfida semplice se dall’altra parte i consulenti finanziari avranno soggetti ancora fortemente privi di competenze. Purtroppo l’ultimo decennio, sul tema financial literacy, è andato sprecato.

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