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SGR, risiko al via: in 14 sognano le nozze

3/11/2024 | Redazione ADVISOR

Il presidente di Azimut Giuliani ha appena annunciato un interesse per operazioni straordinarie. Anche l‘a.d. di Mediobanca Nagel non ha mai nascosto la volontà di crescere nello strategico settore del wealth management attraverso acquisizioni mirate


Il consolidamento bancario italiano potrebbe continuare anche quest'anno. Questo è quanto di legge su MF Milano-Finanza, in  cui si legge che, in tale direzione, il mercato ha letto le parole del presidente di Azimut Pietro Giuliani che, giovedì 7 marzo, presentando i risultati di bilancio del gruppo ha ventilato deal nel settore. 

 

Altri operatori sia italiani che stranieri sono alla finestra e le occasioni di acquisto potrebbero presentarsi molto presto. Nel corso del 2023 l'intero risparmio gestito italiano ha vissuto un terremoto che sta spingendo gli attori dell'industria a rivedere il loro ruolo e le loro strategie. La concorrenza serrata dei titoli di Stato unita all'ondata di riscatti dalle polizze Vita, ha infatti provocato per il settore deflussi che Assogestioni ha quantificato in circa 50 miliardi di euro. 

Ad essere più colpiti sono stati soprattutto i grandi attori con centinaia di miliardi di masse, ma nemmeno le 14 piccole SGR indipendenti con un patrimonio inferiore ai 20 miliardi sono state risparmiate. Per confrontare i valori di tutta l'industria MF-Milano Finanza ha calcolato il rapporto tra raccolta e patrimonio espresso in percentuale. Più alto è questo valore, in positivo o in negativo, più la raccolta del 2023 ha avuto un impatto importante sulle masse totali della sgr. Il trend che emerge è abbastanza chiaro: a essere colpite di più dai riscatti sono state le piccole società di gestione con vocazione alla clientela retail e senza una rete di distribuzione propria. 

AcomeA, la sgr milanese fondata da Alberto Foà e partecipata da Unipol, ha subito 240 milioni di deflussi, quasi tutti provenienti dai fondi aperti. Stesso discorso per Ersel, la boutique torinese delle famiglie Giubergia e Albertini, che è stata penalizzata da 620 milioni di riscatti (-9,5% il ra porto raccolta/patrimonio) divisi tra fondi e gestioni retail. E’ andata male anche a Kairos (-881 milioni e -19%), seppur in un anno di riorganizzazione culminato con l'accordo per la vendita ad Anima, che diventerà pienamente operativo dopo il closing previsto nei prossimi mesi. 

C'è invece chi ha saputo muoversi controcorrente, battendo la tempesta in atto sul gestito. L'esempio più lampante è quello di Finanziaria Internazionale (Finint) la banca privata veneta fondata da Enrico Marchi, con una raccolta di 808 milioni e un rapporto raccolta-patrimonio del 18%. L'istituto ha il suo punto di forza nei fondi chiusi, che rappresentano la quasi totalità del patrimonio (4 miliardi su 4,5 totali). Se lo scorso anno è stato in chiaroscuro per molte realtà, il 2024 potrebbe andare in direzione opposta. 

Secondo gli analisti la discesa dei tassi di interesse e quindi dei rendimenti dei titoli di stato farà ripartire la raccolta delle SGR. Per parte sua il patrimonio beneficerà del rialzo delle quotazioni di mercato che influiranno anche sulle commissioni di performance, una voce importante del conto economico degli intermediari. Il combinato disposto di questi elementi segnerà un'inversione di tendenza, rendendo di nuovo attrattivo il settore e alzando l'asticella delle valutazioni. Ecco perché diversi osservatori sono convinti che il consolidamento possa ripartire. Chi c'è alla finestra. Da un lato a muoversi verso le prede potrebbero essere gli altri operatori del mercato. 

Come detto, il presidente di Azimut Giuliani ha appena annunciato un interesse per operazioni straordinarie. Anche l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel non ha mai nascosto la volontà di crescere nello strategico settore del wealth management attraverso acquisizioni mirate. Specie adesso che il rebranding della ex Che Banca! (ora Mediobanca Premier) è pienamente operativo. Alla finestra, secondo diversi banker, ci sono anche soggetti stranieri. Dopo aver perso la gara per Kairos, Zurich sta cercando ancora opportunità di shopping in Italia, un mercato sempre più strategico per la compagnia svizzera. Anche Amundi è attenta a quanto accade a sud delle Alpi. Specie perché il possibile divorzio da Unicredit rischia di depotenziare le attività tricolori del gruppo francese che già negli anni scorsi aveva esaminato con attenzione il dossier Anima. L'interesse delle banche. La discesa dei tassi e quindi del margine di interesse rischia di rimettere in discussione la redditività dei gruppi commerciali italiani. 

Ecco perché i banchieri stanno già considerando strategie per rafforzare la componente commissionale del conto economico. Acquisizioni mirate di SGR potrebbero rientrare in questi progetti. Sia Intesa Sanpaolo che Unicredit sono attente a quanto accade sul mercato e hanno nel radar grandi quanto piccole SGR, anche alla luce del capitale in eccesso accumulato nel 2023. Un capitale alla ricerca di impieghi che offrano rendimenti e sinergie e che potrebbe essere facilmente investito nel sempre verde settore del risparmio.

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