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"BTp all'8%? Niente panico". Il diktat dei gestori

11/10/2011 | Massimo Morici

Lo spread tra titoli di Stato italiani e quelli tedeschi viaggia oltre i 570 punti. Ecco i suggerimenti dei gestori per proteggere gli investimenti


Punto di non ritorno o un buon affare? Il rendimento dei BTp a dieci anni ieri ha superato per la prima volta dal 1997 il 7% con uno spread sui Bund di oltre 575 punti. I titoli tedeschi, infatti, hanno dimezzato il loro rendimento (siamo all'1,81%) e questo ha amplificato il differenziale con tutti i paesi periferici colpiti dalla crisi del debito sovrano: in questi giorni, infatti, la Grecia vende i suoi titoli a 10 anni teoricamente a un tasso del 32,81% (con uno spread di 3100 punti), il Portogallo viaggia all'11,83%, l'Irlanda all'8,33% e la Spagna viaggia al 5,70% di rendimento.

Eppure cinque anni fa, quando ancora i mutui subprime erano ancora scambiati senza problemi sui mercati finanziari, un investitore deciso ad acquistare titoli di stato dell'Eurozona avrebbe avuto forti problemi a scegliere fra un bond sovrano tedesco o uno italiano, greco, spagnolo o portoghese: rendevano la stessa cifra, perché erano tutti considerati affidabili alla stessa maniera. 

Cosa è successo nel frattempo? Nel 2008, quando scoppia la crisi finanziaria, lo scenario mostra i primi segni di cedimento, anche se per i Btp lo spread si ferma a 92 punti, con un rendimento salito al 4,59%. La situazione peggiora nel 2010 con la crisi del debito sovrano di Eurolandia: i titoli di Atene vanno virtualmente fuori mercato con uno spread di 908 punti e un rendimento dell'11,48%, mentre l'Irlanda registra un tasso dell'8% e uno spread di 560 punti, lo stesso livello toccato ieri dai Btp, che tre anni fa mostravano lo stesso rendimento del 2006 (4%).

Ora il rischio è che la crisi debitoria dopo la Grecia travolga anche il debito dell'Italia, con pesanti conseguenze anche in paesi più solidi, come la Francia. Se questo è lo scenario, qual è la migliore asset allocation per proteggere i propri investimenti? "Nel complesso cerchiamo di aggirare i titoli di stato mantenendo due diverse distanze: lontanissima dai titoli ad alto rischio, in quanto non è il momento di fare gli eroi visto che la questione del debito in Europa è tutt’altro che risolta; poco distante dai titoli presumibilmente stabili, in presenza di un rapporto non corretto tra il rischio residuo e gli scarsi rendimenti", spiega Asoka Woehrmann, responsabile investimento di DWS Investments.

Per Matteo Astolfi (M&G), bisogna evitare di seguire i benchmark soprattutto nell’ambito del reddito fisso, dove sono estremamente pericolosi in quanto le aziende e stati più indebitati sono quelli più ampiamente sovrappesati: "L'importante - sottolinea - è Cercare di avere una visione indipendente rispetto ai rating e ai meriti di credito in quanto spesso le agenzie arrivano in ritardo con i loro giudizi". Continua, invece, a privilegiare asset come le azioni, le obbligazioni societarie e le obbligazioni dei mercati emergenti, la casa d'investimento londinese Threadneedle. "All’interno della nostra asset allocation siamo quindi in generale sovrapesati sull’azionario. Le valutazioni azionarie stanno infatti scontando un outlook decisamente negativo con un effetto sulla redditività delle aziende superiore rispetto a quanto prevediamo" spiega Mark Burgess, chief investment officer di Threadneedle.


LEGGI IN DETTAGLIO I CONSIGLI DEI GESTORI:
 

DWS: "LONTANI DAI TITOLI AD ALTO RISCHIO"


M&G: "MANTENERE UNA VISIONE INDIPENDENTE"


THREADNEEDLE: "PRIVILEGIARE I TITOLI CORPORATE"


SCARICA IL GRAFICO SULLO SPREAD BUND - BTP

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