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Petrolio, il prezzo è spinto dalla domanda

3/7/2011 | Antonio Rizzo

Secondo uno studio dell’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena le principali pressioni sui prezzi del greggio giungono dalla domanda. E nel 2011 il prezzo del West Texas Intermediate (WTI) oscillerà intorno ai 95 dollari al barile rispetto a una media di 80 dollari nel 2010.


 

Ma siamo proprio sicuri che siano soltanto le tensioni in Nord Africa e la relativa speculazione a far crescere i prezzi del greggio? Secondo un recente studio condotto dall'area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena le principali pressioni sui prezzi del petrolio non sarebbero causate dai disordini geografici. E' vero che una classifica stilata dall’Economist Intelligence Unit indica tra i paesi a maggior rischio di una rivolta politica quelli del Nord Africa e del Medio Oriente, in particolare Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco nel Nord Africa ed a Yemen, Giordania, Siria ed Iran nell’Asia.
 
Ma ci sono anche altri fattori che influenzano particolarmente l'andamento del prezzo. Tra questi la domanda. Secondo gli analisti di BMps se da un lato i recenti rialzi del prezzo del greggio avranno comunque un effetto restrittivo sulla crescita (secondo le stime degli analisti per ogni aumento permanente di 10 dollari a barile il Pil mondiale potrebbe subire una contrazione di un quarto di punto nell’anno successivo allo shock), la domanda di greggio sia dei paesi emergenti che dei paesi “core” sta sensibilmente aumentando, in parallelo alla dinamica economica.
 
L’accelerazione della crescita è segnalata anche dal forte recupero registrato dagli indici Pmi. Negli Usa il Pmi del settore manifatturiero è sopra i 50 punti, la soglia che delimita la fase espansiva da quella recessiva, ormai dal terzo trimestre 2009. In recupero anche l’indice Ifo tedesco che torna a crescere su base tendenziale dal quarto trimestre 2009. Il recupero dell’economia sta generando pressioni anche sui prezzi di altre materie prime. Ne è una conferma il forte aumento registrato anche dai metalli industriali e dagli alimentari i cui prezzi, misurati dagli indici CRB, sono saliti rispettivamente di circa il 33% ed il 24% dai minimi del 2010.
 
Il prezzo del petrolio quindi anche nei prossimi mesi è destinato a rimanere elevato a causa di una maggiore domanda ma, a meno di sviluppi inattesi (rivolte e/o guerre), il prezzo medio del West Texas Intermediate (WTI) per il 2011 dovrebbe oscillare intorno ai 95 dollari al barile proprio grazie alle politiche adottate dal lato dell’offerta. Sulle quotazioni del greggio pesa anche il recente indebolimento del dollaro che da inizio anno ha perso quasi l’8%.
 
La bolletta petrolifera avrà incidenze diverse per i principali paesi Europei. In Italia l’intensità petrolifera, sebbene sensibilmente in calo negli ultimi 40 anni, rimane superiore alla media europea. E a risentirne maggiormente di un aumento prolungato delle quotazioni del petrolio sarebbero i settori della siderurgia, vetro, cemento ma anche della ceramica, chimica, carta, alluminio e laterizi. 

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