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Mercati emergenti: fari puntati sulla Russia nel 2014

2/6/2014 | Massimo Morici

Secondo Markus Svedberg, capo economista di East Capital, Mosca è più attraente per la crescita e la bassa inflazione. In Asia le paure per il rallentamento della crescita cinese sono esagerate


Nonostante l’attuale scetticismo sulle aree emergenti, Europa dell’Est e Asia potrebbero beneficiare quest’anno di un’incremento della propensione al rischio. E’ quanto si legge in un recente outlook sul 2014 di East Capital, società scandinava specializzata negli investimenti nell’Europa emergente e Asia. “Il tema del tapering sarà certamente ricorrente e quindi noi ci concentreremo sui fondamentali con un’attenta selezione in Russia e nelle aree più di frontiera dove manterremo un forte sovrappeso” spiega Marcus Svedberg, capo economista di East Capital.

"Ci sono ancora numerose questioni aperte sia in Europa che negli Stati Uniti ma non riteniamo vi siano rischi sistemici. Crediamo che il pessimismo sui mercati emergenti perdurerà, accompagnato da un riduzione ulteriore dei prezzi delle materie prime anche in relazione a un apprezzamento del dollaro” prosegue.  L’Europa dell’Est, secondo il capo economista della casa d’investimento scandinava, appare abbastanza in buono stato con una ripresa della crescita da un livello relativamente basso, inflazione vicina ai minimi e possibilità di ridurre i tassi.

Ma in quale aree investire? “In particolare riteniamo che da questo punto di vista la Russia sia il paese più attraente, proprio per la crescita in aumento e bassa inflazione, mentre la Turchia è più rischiosa per via delle turbolenze politiche e dell’alto deficit. L’Europa centrale, di cui la Polonia è l’attore principale, mostra una buona situazione economica ma pone punti interrogativi sulla parte normativa, si veda il caso della riforma del sistema pensionistico” sottolinea Svedberg.

Nelle economie più di frontiera, invece, potrebbe rimanere alto l’interesse su Baltico e Balcani mentre sull’Ucraina è bene rimanere cauti. “In Asia crediamo che le paure per il rallentamento della crescita siano esagerate e, in ogni caso, rimarrà il motore della crescita mondiale con la Cina al 7% e le altre economie Asean intorno al 5%. La Cina si distingue per una combinazione di crescita robusta, riforme e basse valutazioni e per noi è una delle destinazioni da privilegiare insieme a Taiwan e Korea, entrambe con buoni dati macroeconomici e alti livelli di export. Gli altri Paesi ASEAN soffrono maggiormente delle paure  legate al tapering e sia i mercati azionari che le valute hanno sofferto particolarmente nell’ultimo periodo.
In breve, guardiamo con favore sia all’area esteuropea che all’Asia perché resta forte la spinta riformistica, la competitività resta alta e la classe media ha un ruolo centrale nella vita economica” conclude Svedberg.

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