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La volatilità non spaventa i gestori

2/13/2014

E' convinzione diffusa che le Borse siano sostenute dagli utili, rivela l'ultimo sondaggio mensile di Morningstar. Rispetto a gennaio, migliorano leggermente le previsioni su Wall Street


Gestori e strategist interpellati non si fanno spaventare dalla volatilità dei mercati. E’ quanto è emerso nell’ultimo sondaggio mensile di Morningstar, condotto agli inizi di febbraio su 30 professionisti dei principali operatori attivi in Italia. L’indice Morningstar Italy Investment Sentiment index (Miisi), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili, o in discesa), mostra che gli intervistati confermano il moderato ottimismo espresso a gennaio per le azioni.

Italia ancora preferita
Per le Borse europee, l’indice di sentiment è pari a 69,40 punti, in una scala dove 100 indica la massima certezza di rialzo e 0 la massima certezza di ribasso (vedi sotto per la metodologia). È lieve la variazione rispetto a gennaio (69,91). I mercati del Vecchio continente restano tra i preferiti dai gestori, in particolare Piazza Affari, che mostra un Miisi saldamente sopra i 70 punti. Il listino italiano ha avuto un andamento migliore del DJ Eurostoxx nell’ultimo mese (dati all’11 febbraio).

Migliorano le stime su Wall Street
Rispetto a gennaio, migliorano leggermente le previsioni su Wall Street. Le probabilità di crescita nei prossimi sei mesi sono pari a 61,36 punti rispetto ai 59,83 del mese precedente. Il primo intervento del presidente della Fed, Janet Yellen, ha rassicurato i mercati e non sembrano destare preoccupazioni alcuni dati macro inferiori alle attese.

Tokyo, dubbi su Abenomics
Sulla Borsa di Tokyo, il sentiment rimane moderatamente positivo (62,23 punti contro i 63,13 di gennaio), nonostante il maggior scetticismo sull’efficacia dell’Abenomics, la politica monetaria della Banca centrale per sostenere l’economia. I gestori attendono di vedere ulteriori passi nel processo di riforma e segnali duraturi di crescita della congiuntura. Gli occhi sono puntati anche sullo yen, il cui indebolimento è fondamentale per sostenere le esportazioni.

Emergenti a rilento
I mercati azionari emergenti rimangono l’area di maggior preoccupazione per gli investitori. L’indice di sentiment si ferma a 55,45 punti (erano 55,09 a gennaio), il valore più basso nel segmento equity. In alcuni paesi, la crescita è in rallentamento e molto dipenderà dal consolidamento della ripresa nei mercati sviluppati. Se questi ultimi avranno un trend positivo, gli effetti dell’attuale indebolimento di regioni come l’America latina e l’Asia saranno limitati. L’eventuale aumento dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi, invece, avrebbe conseguenze negative.

Governativi, prezzi in discesa
Nel reddito fisso, lo scenario più probabile per i titoli core è di un’ulteriore discesa dei prezzi. L’indice di sentiment sul decennale statunitense cala a 34,07 punti (erano 39,64 a gennaio) e quello del Bund tedesco con stessa scadenza scende da 41,57 a 37,04.

Sentiment negativo sull’euro
Sul mercato valutario, si rafforza la posizione dei gestori che prevedono un indebolimento dell’euro sul dollaro. Nel Vecchio continente, il rischio di deflazione non è del tutto scomparso. D’altra parte, però, nessuna delle due sponde dell’oceano ha interesse ad avere una divisa forte, che rappresenterebbe un ostacolo alla ripresa.

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