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Asset allocation, Pictet gioca in difesa

3/18/2014 | Alessandro Chiatto

Nell'aggiornamento mensile per gli investitori, la casa d'investimento riduce l'esposizione all'equity da overweight a neutral


Pictet riduce l'esposizione all'equity da overweight a neutral, come emerge nell'aggiornamento mensile per gli investitori della casa d'investimento. Il forte rialzo delle borse di febbraio ci ha dato l’opportunità di incamerare i guadagni ottenuti dalla sovraponderazione dei titoli azionari e di ridurre l’esposizione a neutrale. Si tratta di un’operazione di natura tattica. Pur prevedendo una serie di ribassi nell’immediato, riteniamo tuttora incoraggiante lo scenario a medio termine delle piazze azionarie.

Le prospettive di tali mercati nel breve periodo sono leggermente peggiorate. I nostri indicatori di tendenza mostrano un rallentamento dell’attività economica globale, specie negli USA. Accanto alla debolezza dei dati macroeconomici e alla decelerazione della crescita degli utili, un’altra potenziale fonte di rischio è rappresentata dall’escalation della crisi in Ucraina, dove l’esercito russo ha preso il controllo della Crimea, area in gran parte di lingua russa.

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In linea generale, a fronte dei segnali di esaurimento del rally azionario globale, la crisi ucraina potrebbe innescare una correzione di mercato. L’aggravarsi delle tensioni geopolitiche, inoltre, potrebbero determinare un’altraondata di vendite sui mercati emergenti. È comunque ragionevole ritenere che ogni eventuale lessione sarà contenuta: non solo le valutazioni dei titoli azionari e obbligazionari emergenti appaiono inte- ressanti, ma il posizionamento degli inve- stitori è estremamente ribassista.

Ucraina a parte, il recente rimbalzo dei listini azionari ha spinto le valutazioni a livelli difficilmente giustificabili in un momento in cui le stime degli utili societari continuano a essere ridimensionate. Nemmeno i nostri indicatori di liquidità sono particolarmente incoraggianti. Il tapering negli USA e l’inattesa scarsità di finanziamenti in Giappone non rendono le condizioni di liquidità sufficientemente favorevoli per offrire un valido sostegno alle asset class più rischiose. Siamo propensi a ridurre l’esposizione al petrolio a un sottopeso, data la possibilità di una saturazione dell’offerta del light sweet crude statunitense. Per il momento, manteniamo un assetto neutrale a fronte delle crescenti tensioni geopolitiche in Ucraina, che oscurano lo scenario dei prezzi dell’energia. Confermiamo il posi- zionamento neutrale sulle obbligazioni.

I mercati emergenti presentano un quadro più complesso. Mentre le esportazioni hanno iniziato a recuperare terreno dopo la forte svalutazione di molte divise emergenti, resta l’incognita della Cina, che deve fare i conti con il duplice obiettivo di sgoniare la bolla creditizia e raggiungere il target di crescita del 7,5% annuo. I nostri parametri di liquidità, inoltre, suggeriscono di assumere un posizionamento neutrale sugli asset rischiosi. Negli USA, al marcato aumento dell’offerta di moneta ha fatto da contrappeso l’effetto negativo del tapering della Fed. Va peggio in Giappone, dove il lusso di credito ai privati appare modesto. La situazione dovrebbe comunque migliorare presto, in quanto difficilmente la BoJ se ne starà con le mani in mano dopo l’aumento dell’imposta sulle vendite al consumo. Anche le condizioni monetarie dell’eurozona dovrebbero subire un allentamento.

Le valutazioni sono in territorio neu- trale. Le borse statunitensi hanno messo a segno un rialzo tale da scambiare a multipli P/E che non si vedevano dal 2007, mentre quelle europee sono le più onerose secondo le nostre stime. Gli utili societari sono ancora motivo di apprensione; il Giappone è l’unico Paese che non ha visto una riduzione delle stime degli utili. Nel medio termine, le prospettive delle asset class rischiose appaiono comunque più rosee, vista la possibilità, sempre più concreta, di ulteriori stimoli monetari sia in Giappone sia nell’eurozona. La BoJ dovrebbe iniettare altra liquidità già dal secondo trimestre di quest’anno, in parte per contrastare l’effetto negativo del rialzo dell’imposta sui consumi nel Paese.

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