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Per Invesco il 2015 sarà ancora a doppia velocità

12/3/2014 | Massimo Morici

L'Eurozona faticherà a crescere mentre gli USA torneranno ai livelli pre - crisi con una crescita del 3 - 3,5%. In Italia bene il settore privato, ma sul pubblico c'è ancora molto da fare


Il 2015 presenterà ancora un mondo a due velocità con gli Stati Uniti già sulla strada per tornare a livelli pre - crisi e l’Europa che soffrirà ancora crescendo a un ritmo inferiore alle attese dei mercati. Questo il quadro in chiaroscuro presentato oggi a Milano da John Greenwood (nella foto), capoeconomista globale di Invesco (790 miliardi di dollari in AUM). “Negli Stati Uniti i bilanci delle famiglie e quelli delle istituzioni finanziarie stanno tornando in attivo e questo consentirà di tornare a livelli di crescita pre - crisi, pari al 3 - 3,5% annuo” spiega Greenwood.

Diverso, invece, il discorso per l'Europa. Invesco nel Vecchio Continente stima un +0,6% contro l'1,1% del consenso e prezzi stagnanti (+0,3% contro lo 0,6% del consenso). Non solo. Secondo il capoeconomista, l'Eurozona il prossimo anno sperimenterà alcuni mesi di deflazione. “E’ impensabile - sottolinea - aspettarsi una ripresa dell’inflazione, se consideriamo la bassa crescita monetaria e del credito e quanto dimostra l’esperienza storica, e cioè che nei primi due anni di una ripresa l’inflazione continua a scendere, perché ogni aumento di produzione assorbe eccessi di capacità d’acquisto”. 
 
Considerando i vari paesi europei, solo il Regno Unito è sulla scia degli USA, anche se resta vulnerabile a causa degli squilibri del Continente. Qui, a fronte del recupero compiuto in Spagna e Irlanda, restano i problemi di eccessivo indebitamento della Francia - il rapporto di indebitamento del settore finanziario non è elevato, ma non c’è stata alcuna riduzione dell’indebitamento pubblico e privato - e in Italia, dove il settore privato ha smesso di aumentare il proprio indebitamento, mentre quello del settore pubblico è ancora in ascesa. Quanto ai mercati emergenti, la ripresa della Cina e delle altre economie, che si reggono sulle esportazioni verso i paesi sviluppati, nei quali la domanda stenta a ripartire, resterà ancora debole.

Il problema negli USA, invece, sarà l'alto livello dell'indebitamento pubblico nei prossimi anni. Secondo Greenwood, "non c’è garanzia che si possa abbassare: se si vuole arrivare a una normalizzazione dei tassi di interesse, bisogna tenere conto che il debito americano è destinato ad aumentare". E' questo secondo Greenwood il principale problema per il governo americano: "Se non verrà ripristinato su livelli più contenuti entro i prossimi 4 - 5 anni, il governo molto probabilmente sarà obbligato a tagliare la spesa" spiega Greenwood che cita gli esempi del Canada e della Svezia negli anni '90.

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