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A cosa devono prestare attenzione gli investitori nel 2015

12/4/2014

Christophe Bernard, chief strategist di Vontobel, raccomoda agli investitori di procedere con cautela nonostante l'economia globale possa serbare delle sorprese positive


Di seguito pubblichiamo il commento mensile sui mercati di Christophe Bernard, chief strategist di Vontobel.
 
Con l’avvicinarsi della fine dell’anno è giunto il momento di riflettere sul passato e pensare al futuro. L’economia mondiale si è sviluppata in linea con le nostre previsioni di un anno fa? Che cosa ci aspettiamo in termini di crescita economica e di misure di stimolo delle banche centrali? E infine, quali sono gli scenari che dovrebbero guidare gli investitori? Pur convinti che l’economia globale potrebbe serbarci delle sorprese positive (contrariamente alle stime di consenso), raccomandiamo agli investitori di procedere con cautela.

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Se paragoniamo le nostre previsioni economiche per il 2014 con l’esito effettivo, scopriamo che i tassi di crescita mondiale hanno leggermente disatteso le nostre aspettative – ma non in misura sostanziale. Abbiamo invece sottovalutato la divergenza tra le economie: da un lato, gli Stati Uniti che avanzano fermamente sulla via della ripresa, e dall’altro il resto del mondo, le cui prospettive sono state regolarmente corrette al ribasso (vedi grafico 1).
 
Grafico 1: Una divergenza tra i Stati Uniti e il resto del mondo (PMI)

 
 
Motore americano ancora rombante
Per il 2015 prevediamo un ritmo di crescita dell’economia mondiale simile a quello di quest’anno. Naturalmente tutto dipenderà dalla potenza del motore americano. I fondamentali degli Stati Uniti avvalorano la nostra fiducia in una crescita della più grande economia mondiale intorno al 3 percento nel 2015: l’occupazione continua a salire, il settore immobiliare sta rialzando la cresta, i tassi di interesse rimangono bassi e i consumatori beneficiano del crollo del prezzo del petrolio. D’altro canto l’eurozona, il Giappone e la Cina sono alle prese con problemi strutturali e bassi saggi d’inflazione. L’eurozona e il Giappone dovrebbero essere sostenuti dalla solida crescita statunitense, da politiche monetarie accomodanti e da valute deboli. La situazione in Cina è invece diversa: il programma di riforme varato dalla leadership cinese implica una prolungata contrazione del ramo immobiliare e una riduzione della sovraccapacità in molti settori. Ciò sta erodendo i tassi di crescita del paese.
 
Le azioni beneficiano dell’abbondanza di liquidità
Cosa significa tutto questo per i mercati finanziari? La Federal Reserve americana (Fed) dovrebbe iniziare ad alzare i tassi di interesse nel secondo trimestre 2015, ma ha un sufficiente margine di azione per rimandare tale manovra se i dati dell’inflazione dovessero risultare inferiori al suo obiettivo di lungo termine del 2 percento. Al contempo la Banca centrale europea (BCE) e la Bank of Japan (BOJ) stanno spingendo la loro politica di espansione dei bilanci, per iniettare ingenti liquidità sui mercati finanziari. Nel complesso, l’ambiente rimane ampiamente favorevole alle attività rischiose e in particolare ai mercati azionari, mentre i titoli di Stato dei paesi “core” dell’eurozona e degli Stati Uniti dovrebbero accusare lievi perdite. Il “credito” – obbligazioni societarie e alcune categorie di obbligazioni dei mercati emergenti – dovrebbe godere di un buon supporto; i prezzi delle commodity, invece, dovranno restare bassi ancora per un certo periodo per ridurre le capacità sui mercati dove regna ancora un eccesso di offerta. In generale, la prospettiva di ottenere in futuro dei lauti rendimenti è piuttosto scarsa perché l’attivismo delle autorità monetarie ha spinto le valutazioni a livelli elevati.
 
Rischi politici in aumento nell’Eurozona
Il nostro scenario di base si fonda attualmente sull’ipotesi di una continua crescita dell’economia globale nonostante i persistenti venti avversi. Cosa potrebbe compromettere una tale  espansione? A prescindere dall’aggravarsi dei conflitti armati, la ripresa potrebbe essere messa in pericolo da una crisi politica in uno dei paesi chiave dell’eurozona. Questa probabilità è aumentata perché gli elettori si allontanano sempre più dai partiti tradizionali, considerati responsabili delle pessime condizioni in cui versano i mercati del lavoro. Inoltre, nonostante l’iperattivismo delle banche centrali, i problemi strutturali potrebbero rivelarsi un ostacolo insormontabile per il Giappone, l’eurozona e la Cina.
 
L’Europa potrebbe ingranare una marcia in più grazie alla forza degli USA  
Inversamente, è ipotizzabile che le economie dell’Europa e del Giappone accelerino il passo se la locomotiva USA dovesse raggiungere un ritmo del 4 percento. A nostro parere, la probabilità di un tale scenario è molto più elevata di quanto implicano attualmente le stime di consenso. Le nostre previsioni attribuiscono lo stesso peso a tale ipotesi rispetto a un indebolimento dell’economia globale.
 
A seconda dei dati economici, sarà essenziale valutare quale scenario diventa più probabile perché ciò ha un forte influsso sulla performance delle varie classi di attività. Oggi noi gestiamo le nostre posizioni basandoci sul nostro scenario centrale, ma siamo pronti a correggere la nostra allocazione tattica nel caso in cui prevalga un altro scenario.
 
Sul breve termine un approccio “aspetta e vedrai”
I mercati mondiali si sono ripresi rapidamente dai minimi di metà ottobre. Il “sentiment” è tornato a essere toro (vedi grafico 2): una situazione che di solito invita alla cautela sul breve termine. Abbiamo sfruttato il recente rimbalzo per ridurre lievemente la nostra esposizione nelle azioni, avvicinandoci a livelli neutrali, anche se riconosciamo l’impatto positivo delle dichiarazioni del presidente della BCE Mario Draghi a sostegno dei mercati e il recente taglio dei tassi di interesse della People's Bank of China. Ciò nonostante restiamo fedeli alla nostra disciplina dei prezzi e al nostro atteggiamento di lieve controtendenza.
 
Grafico 2: La fiducia degli investitori è nettamente migliorata dal mezzo ottobre

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