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4/21/2015 | Redazione Advisor
Che lo zero costituisca una soglia sotto la quale i rendimenti non possano scendere, lo dimostrano i mercati obbligazionari degli ultimi mesi: il 17% dei titoli di Stati dei paesi sviluppati presenta rendimenti negativi, pari a una somma di 3.850 miliardi di dollari. A questi si aggiungono altri trilioni, soprattutto in Giappone, con rendimenti poco superiori a zero. “Per ottenere un rendimento positivo in Germania, gli investitori devono privilegiare i titoli con scadenza superiore a sette anni. In Svizzera, per sottrarsi ai rendimenti negativi, devono acquistare obbligazioni a 12 anni” scrive in un recente commento Jim Celinski (nella foto), responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle.
Pagare qualcuno per il privilegio di detenere il proprio denaro è certamente contrario alla logica, spiega il gestore, che però elenca cinque valide ragioni per le quali gli acquirenti di titoli a reddito fisso potrebbero accettare tassi negativi. Eccole:
1) la deflazione (o il timore della stessa), che contribuirebbe a produrre un rendimento reale positivo;
2) la speculazione sull'apprezzamento delle valute;
3) la repressione finanziaria, nella quale un investitore è costretto a detenere tali attività o scoraggiato dal detenere liquidità;
4) l'insensibilità ai prezzi, che potrebbe prodursi quando gli acquisti effettuati da una banca centrale sono dettati non dall'incentivo del profitto ma da motivazioni di politica economica;
5) l'arbitraggio, presente in alcuni mercati come la Danimarca o la Svezia, dove gli investitori sono molto fiduciosi che i tassi ufficiali rimarranno negativi per un periodo prolungato;
6) gli acquisti basati su regole, come nel caso dei fondi indicizzati.
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