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OCSE, l'Italia resta "insostenibile"

5/14/2015 | Alessandro Chiatto

L'Italia resta indietro a livello di sostenibilità all'interno dell'OCSE. E' ciò che emerge dalla classifica semestrale di Petercam semestrale sulla sostenibilità dei 34 Paesi


L'Italia resta indietro a livello di sostenibilità tra i Paesi OCSE. E' ciò che emerge dalla classifica semestrale di Petercam semestrale sulla sostenibilità dei 34 Paesi dell’OCSE. Dal 2007, con una metodologia proprietaria, la società analizza la natura sostenibile dei Paesi, in funzione di diversi criteri relativi a cinque pilastri: trasparenza delle istituzioni e valori democratici, tutela dell’ambiente, benessere della popolazione (sistema sanitario e distribuzione della ricchezza), efficacia dell’istruzione ed economia. 

 

La classifica, che vede in testa la Norvegia e la Germania (quest'ultima come pilastro economico) non porta buone notizie per l'Italia In termini di crescita, dato che ci sono ancora motivi di preoccupazione, poiché i vincoli di bilancio conseguenti alla crisi pesano sullo sviluppo sostenibile. Le prime aree ad essere state colpite sono state istruzione e popolazione (sistema sanitario e distribuzione della ricchezza), che sono i primi ad essere colpiti da tali restrizioni.

 

Quanto alla popolazione, deve affrontare il problema della povertà salariale, un problema emerso dopo la crisi che riguarda quelle persone che, pur avendo un lavoro, sono a rischio di esclusione sociale e di grave povertà.

 

Infine, l’Italia deve ancora fare i conti con molti problemi nell’ambito della corruzione e della libertà di stampa. Sebbene gli effetti positivi delle riforme debbano ancora realizzarsi, le autorità sono impegnate ad affrontare tali problematiche.

 

Allo stesso tempo, le autorità sono anche consapevoli della mancanza di competitività del Paese e stanno quindi affrontando le priorità principali: funzionamento delle istituzioni, scarsa efficienza del Governo, ampio debito pubblico, mercato del lavoro molto rigido (anche con una scarsa utilizzazione di giovani talenti) e uno scarso accesso delle PMI al credito.

 

Se l’Italia si trova nell’ultimo terzile per tutti i criteri presi in analisi, tranne per quello ambientale (in particolare grazie al rallentamento economico che ha portato a un livello di inquinamento più basso), si può sperare di vedere un miglioramento dei dati quando le riforme strutturali saranno pienamente attuate.

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