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Eurozona, non fuggite dal mercato azionario

6/15/2015 | Redazione Advisor

Il brusco rialzo registrato settimana scorsa dai Bund tedeschi a 10 ha spaventato gli investitori che guardano con timore anche al futuro della Grecia. Ma non è il momento di dire addio all'equity europeo.


Il brusco rialzo registrato settimana scorsa dai Bund tedeschi a 10, passati dai minimi di metà aprile (0,05%) ad un livello vicinissimo all'1% ha generato non poche preoccupazioni tra gli investitori. Timori che hanno messo sotto pressione anche il mercato azionario dell'Eurozona e portato molti a pensare di essere giunto al punto di svolta. Un'idea non condivisa da Martin Skanberg, Fund Manager, European Equities di Schroders "A nostro avviso i movimenti visti sui listini rappresentano una stabilizzazione del mercato" spiega il gestore. "I titoli di Stato tedeschi, classico bene rifugio, hanno registrato una forte domanda poiché gli investitori temevano sia la debolezza dell’economia dell’Eurozona sia le minacce di deflazione. Tale paura sembrerebbe essersi dissipata; i dati preliminari mostrano un tasso di inflazione annuale per l’Eurozona pari allo 0,3% a maggio, salito rispetto allo 0% di aprile. Nel frattempo, la crescita economica è sicuramente lenta, ma comunque in rialzo: il PIL dell’Eurozona è aumentato dello 0,4% nel primo trimestre di quest’anno".

 

E se ci trovassimo di fronte ad un default della Grecia? "Il debito greco è detenuto principalmente da istituzioni, perciò un contagio dovrebbe essere limitato" risponde Skanberg. "Nonostante ciò, se la Grecia dovesse effettivamente uscire dall’euro ci sarebbero probabilmente delle ripercussioni negative sulla fiducia dei mercati, per un po’ di tempo".

 

Ma l'equity dell'Eurozona deve fare i conti anche con il rialzo dei rendimenti obbligazionari e un rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro. A questo punto meglio sottopesare le azioni del Vecchio Continente "I bassi rendimenti dei titoli di Stato e l’euro debole sono stati i due fattori che hanno trainato i prezzi dell’azionario nell’Eurozona, infatti non stupisce che l’indebolimento di tali trend stia mettendo pressione sull’equity. Tuttavia, questi due fattori non sono stati affatto gli unici che hanno supportato l’azionario" spiega il gestore di Schroders. "La ripresa del settore bancario in Europa, grazie all’Asset Quality Review dello scorso anno, rimane un importante driver, con i crediti alle imprese che hanno rincominciato a salire. Ci aspettiamo un’ulteriore accelerazione nei prossimi trimestri, come riportato anche da diverse indagini sul credito. Ci sono stati segnali positivi anche da parte delle imprese. In tal senso, le prime trimestrali del 2015 sono state in gran parte positive. Le vendite e gli utili sono migliorati, con la maggior forza delle prime a segnalare che i guadagni in termini di reddittività non erano dovuti soltanto al taglio dei costi. Per di più, l’aumento delle vendite non è stato indotto soltanto dai tassi di cambio favorevoli: molte imprese europee hanno registrato una forte crescita organica, in quanto la domanda è salita".  

 

"Vorremmo inoltre mettere in evidenza che l’atteso supporto ai consumatori, grazie al calo del prezzo del greggio, non si è ancora pienamente visto" conclude Skanberg. "Tutti insieme, tali fattori dovrebbero offrire un ulteriore supporto all’azionario dell’Eurozona e la volatilità sulla situazione della Grecia potrebbe dare agli investitori un punto d’ingresso sui mercati interessante".

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