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Gestore della settimana: l'high yield promosso ma attenti ai rischi

8/3/2015 | Marcella Persola

Jacopo Ceccatelli, amministratore delegato di Marzotto SIM indica come orientarsi nel mercato del fixed income e quala approccio adottare in tale contesto che vede...


Il mercato obbligazionario europeo quindi offre spunti di interesse solo ed esclusivamente in relazione all’azione della BCE dei prossimi 12-18 mesi. A confermarlo è Jacopo Ceccatelli (nella foto), amministratore delegato di Marzotto SIM ed esperto di fixed income.

"In Europa il Quantitative Easing (QE) della BCE influenza evidentemente tutti i mercati finanziari ed in particolare quelli obbligazionari. Al netto di eventi esogeni e potenzialmente distruttivi, come la “scampata” crisi greca, resta abbastanza probabile uno scenario moderatamente positivo proprio grazie al progressivo intervento della BCE. Il QE infatti, ritirando dal mercato circa 60 miliardi di euro al mese di titoli, nel medio-lungo periodo rischia di “fare la differenza” spingendo verso l’alto le quotazioni di un po’ tutte le tipologie di obbligazioni, sia quelle direttamente coinvolte dal QE, sia le altre, chiaramente favorite dall’effetto spiazzamento causato dall’intervento della BCE (in pratica se la BCE compra i titoli di stato, gli altri investitori sono naturalmente “spinti” verso altri segmenti). Va tuttavia sottolineato che questa condizione di mercato spinge tutto il comparto obbligazionario verso quotazioni che, se non si considera il QE, rappresentano un rapporto rischio/rendimento decisamente poco favorevole"

Questo per quanto riguarda l'Europa in Usa invece la situazione è all'esatto opposto, come spiega Ceccatelli. "In autunno è atteso il primo rialzo dei tassi della FED dal 2008, di conseguenza i rendimenti più elevati rispetto ai titoli denominati in euro sono più che giustificati. Per gli investitori c’è chiaramente da considerare il rischio valutario. A questo riguardo è improbabile che ci possano essere forti movimenti di indebolimento della valuta americana, visti i comportamenti diametralmente opposti delle due banche centrali, ci potrebbe invece essere ancora uno spazio per un rafforzamento, anche se il movimento non sarà probabilmente molto esteso, visti i livelli di partenza già abbastanza avanzati. In conclusione, il mercato obbligazionario americano offre rendimenti più elevati e moderate prospettive di rivalutazione della valuta, a fronte però di rischi evidentemente maggiori, sia per il prospettato aumento dei tassi da parte della FED, sia evidentemente per il rischio valutario. Per quanto riguarda i mercati emergenti infine, è importante sottolineare la maggiore rischiosità, esacerbata nelle ultime settimane dai movimenti della borsa cinese, che hanno amplificato le oscillazioni delle maggiori valute dei paesi emergenti. Proprio la volatilità e i rendimenti in alcuni casi molto maggiori rispetto a Euro o USD, implicano potenziali opportunità per gli investitori obbligazionari, con un rapporto rischio/rendimento in alcuni casi abbastanza favorevole, causato però più che altro dall’elevato livello assoluto dei rendimenti. La contropartita evidentemente è quella di dover sopportare rischi decisamente elevati".

Con tale scenario l'esperto suggerisce di adottare un approccio evidentemente più attento e attivo rispetto al passato. "I tempi del popolare e diffuso “giardinetto” di titoli obbligazionari solidi e tranquilli è purtroppo passato, a meno di non voler accettare rendimenti netti ben al di sotto dell’1%. Per chi vuole ottenere rendimenti un po’ più elevati quindi è necessario spingersi verso settori più rischiosi, il ché implica la necessità di una selezione attenta e competente degli investimenti e un monitoraggio continuo delle posizioni. In sostanza, è oggi necessario un approccio più analitico e dinamico rispetto al recente passato".

Ma quali sono per Ceccatelli questi settori? "In generale, il settore governativo non offre opportunità particolarmente interessanti se non in ottica di parcheggio della liquidità. Per ottenere rendimenti accettabili infatti bisogna spingersi molto in avanti con le scadenze, e a quel punto il rischio di un aumento generalizzato dei tassi diventa elevato rispetto ai rendimenti comunque contenuti. Stesso discorso può essere valido anche per le obbligazioni corporate “investment grade”, con l’aggravante di una minore liquidità che, in caso di inversione del mercato, potrebbe rendere difficile o molto costoso disfarsi delle posizioni. In sintesi, sia il settore governativo che quello corporate investment grade, vanno approcciati avendo la consapevolezza che il rapporto rischio/rendimento non è particolarmente favorevole e giustificabile solo da condizioni monetarie del tutto eccezionali e dalla presenza del QE. Parzialmente diverso il discorso per il settore “high yield”, dove i rendimenti sono ancora abbastanza elevati sia in termini assoluti sia, soprattutto, in termini relativi. Inoltre questo settore potrebbe essere quello che beneficerà maggiormente del QE dei prossimi mesi, visto che sempre più investitori saranno forzati a spingersi verso titoli più rischiosi. Nel complesso quindi il settore “high yield” ci sembra che presenti un rapporto rischio/rendimento abbastanza interessante. Anche in questo caso però, come per i mercati emergenti, l’elemento di maggiore redditività assoluta va mediato con livelli di rischio evidentemente assai elevati".

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