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Valute emergenti: chi resisterà al taglio dei tassi della Fed

12/18/2015 | Massimo Morici

Il 2016 dovrebbe costituire una buona opportunità per costruire nuovamente un’esposizione a questa asset class, spiegano gli esperti di East Capital


È opinione diffusa nel mercato che il ciclo aggiustamento dei mercati emergenti, iniziato cinque anni fa, abbia fatto un lungo percorso ma debba ancora proseguire. "Il 2016 dovrebbe costituire una buona opportunità per costruire nuovamente un’esposizione ai mercati emergenti, considerando soprattutto che i rischi di downside sono venuti meno" spiegano in un ultimo commento scritto Peter Elam Håkansson, presidente del board e cio e Marcus Svedberg, capo economista di East Capital. Secondo i due esperti gli emergenti non hanno sprecato la crisi. Un considerevole numero di economie ha effettuato correzioni delle valute e dei bilanci pubblici.

"Una gran parte delle principali valute dei mercati emergenti ha corretto più dell’euro, che è diminuito del 20% rispetto al dollaro durante gli scorsi cinque anni, mentre un numero di valute asiatiche hanno costituito una notevole eccezione" spiegano i due esperti. Allo stesso modo, il corrente adeguamento è stato significativo e importante, soprattutto in economie quali la Turchia, la Polonia e l’India che avevano ingenti deficit. L’Indonesia è riuscita a tagliare della metà il proprio deficit tra il 2013 e il 2015 dopo il peggioramento avvenuto tra il 2011 e il 2013. "Questi sono aggiustamenti significativi che rendono l’universo dei mercati emergenti meno vulnerabile all’incombente rialzo dei tassi negli USA. Ci sono comunque sensibili differenze all’interno del gruppo e ci sembra che alcune economie emergenti e di frontiera siano ancora vulnerabili" scrivono i due.

L’Europa emergente, per gli esperti di East Capital, si distingue positivamente in quanto le valute si sono notevolmente deprezzate, i bilanci pubblici sono migliorati e le società hanno attuato un deleveraging (tranne che in Turchia). L’aggiustamento nell’Asia emergente è stato globalmente più contenuto; la regione era però in una posizione di partenza molto più favorevole e non ci sono, oggi, grandi squilibri, benché il valore del renminbi costituisca un motivo d’incertezza. Si sono anche verificati casi di rapido leveraging da parte di società in Paesi come la Cina, l’India e la Tailandia.

Le valute dell’America Latina, infine, hanno subito un’ingente correzione, "ma si potrebbe fare di più mentre i bilanci del settore pubblico e privato sono peggiorati". Molte valute del Medio Oriente "sono ancorate e non sono state aggiustate, mentre i bilanci si sono fortemente indeboliti da una base forte". La regione, ricordano i due esperti, è parzialmente protetta da enormi riserve in valuta estera. L’Africa, infine, rappresenta un insieme eterogeneo, ma "i bilanci pubblici e privati si sono nel complesso deteriorati e numerose valute non sono state corrette a sufficienza".

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