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Rovelli (BlackRock): non è uno scenario da recessione globale

2/10/2016 | Marcella Persola

Per il chief investment strategist del colosso americano c'è ancora valore nell'equity europeo e nelle obbligazioni high yield


Le cose semplici come un portafoglio bilanciato tipico, che ha avuto performance molto positive negli ultimi cinque anni, sarebbero ancora in grado di garantirci delle performance positive, oggi? E' stata questa la domanda al centro della presentazione dei temi di investimento e scenari di mercato presentata quest'oggi da Bruno Rovelli, chief investment strategist di BlackRock Italia.

 

L'esperto ha evidenziato come oggi la volatilità sia caratterizzata e causata dal fatto che i cicli economici e di policy e di mercato non sono allineati quindi è difficile trovare reddito nel contesto attuale. In USA è iniziato il ciclo di policy mentre nei mercati emergenti il ciclo economico è già in una fase avanzata (che nulla a che fare con la recessione). Sul fronte dei mercati emergenti però si può notare come essi siano il punto più debole del ciclo globale assieme al settore manifatturiero a differenza invece dei paesi sviluppati che sono più solidi. La problematica più evidente, secondo l'esperto dell'asset manager americano, l'eccesso di accumulo di debito privato dei mercati emergenti, soprattutto nel settore corporate, passato dal 60% del 1998 al 120% del PIL attualmente.

 

Per riequilibrare tale componente sarebbe necessario o una crescita molto alta, impossibile nell'attuale fase del ciclo (caratterizzata da delocalizzazione in calo, aumento dei salari, produttività minore e demografia meno favorevole) oppure di politiche monetarie più accomodanti, ma difficile da verificarsi considerando il ciclo di rialzo inaugurato dalla FED e il rafforzamento del dollaro. Infatti le valute emergenti si sono indebolite sostanzialmente negli ultimi 4 anni e i tassi a breve stanno salendo.

 

E il prezzo del petrolio potrebbe essere l'ulteriore scure sui mercati emergenti? Per l'esperto la discesa del prezzo del petrolio ha effetti ambigui, quelli positivi sono predominanti ma solo nel medio termine. Quelli negativi, minore spesa per gli investimenti nel settore energy, utili nel settore energy e rischio di credito nel settore e soprattutto accumulazione di surplus finanziari poi investiti nei mercati dei paesi finanziari, sono però più immediati. Complessivamente però nel 2016 si prevede, secondo Rovelli (nella foto) una crescita debole, con rischi di downside sugli emergenti, ma una recessione globale non è incluso in tale scenario. Inoltre per l'esperto le valutazioni oggi sono molto più attraenti rispetto a 12 mesi fa.

 

Se questo lo scenario attuale, quali strategie d'investimento mettere in campo?

Per Rovelli "I portafogli concentrati sulle asset class tradizionali hanno rendimenti attesi bassi in assoluto, ma accettabili rispetto al cash; una completa allocazione agli asset rischiosi è inappropriata per questo stadio del ciclo economico, dei mercati e date le valutazioni della maggior parte delle asset class liquide. Strategicamente la nostra idea è combinare l’allocazione agli asset rischiosi con strategie con rendimenti attesi competitivi con quelli delle asset class tradizionali, ma poco correlati con essi. Infine la volatilità degli ultimi mesi ha ripristinato valore su alcune asset class come le azioni europee e, in parte, le obbligazioni high yield" conclude Rovelli.

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