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Gestore della settimana: "Piazza Affari ha ancora molto da offrire"

2/22/2016

AdvisorOnline.it ha intervistato Isaac Chebar, gestore del fondo DNCA Invest Value Europe


"La crisi di liquidità è uno dei maggiori rischi che vediamo nei prossimi mesi: le azioni sono gli asset più liquidi e quando uno è costretto a vendere, è la prima cosa di cui si libera". Isaac Chebar (nella foto), gestore del fondo DNCA Invest Value Europe (1,4 miliardi di euro in AUM), è preoccupato dal recente crollo delle Borse europee ma non pessimista. "I mercati potranno anche crollare ma l’Europa resta comunque il continente più ricco del pianeta e nei prossimi anni, se consideriamo il tema della riconversione del nostro modello economico dal digitale alle smart grid, sarà una delle aree che attirerà maggiori investimenti a differenza degli emergenti: basta pensare all’Italia, che deve sviluppare la banda larga e che ha uno stock di ricchezza privata tra i più alti al mondo. Piazza Affari è crollata, ma la fiducia ancora resta alta".

Chebar ricorda che l'Europa è "indietro di due o tre anni rispetto agli USA". "Il mercato - prosegue - pensa che il QE sia la cura di tutto, ma in verità non è la cura di niente. Serve solo a ridare fiducia al sistema, a dare liquidità alle banche, l’idea che serva solo a spingere la Borsa è semplicemente sbagliata". Parlando del comparto più fragile e finito di nuovo sotto pressione in Europa, le banche, Chebar ammette che in generale sono migliorate, anche "se persistono delle criticità".

"I problemi delle banche di investimento - dice - sono conosciuti, ma nessuno ha la capacità di quantificarli: sono banche per il trading, per le commodities e in questo momento il mercato sente che la loro esposizione al crollo delle materie prime potrebbe essere importante" prosegue. Chebar ricorda che tre delle principali banche di investimento europee hanno cambiato management (Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays), alcune hanno ricapitalizzato e altre forse saranno costrette ad aumenti di capitale.

"Le banche italiane – aggiunge - non sono banche di investimento. Oggi vediamo una forte divergenza tra Intesa Sanpolo, che è solida, gestita in modo conservatore e che sta strappando ulteriori quote di mercato alla concorrenza, e le altre banche. L'altra big, UniCredit, ha un problema, ma non sono le sofferenze in Italia. A preoccupare il mercato, secondo noi, è la sua espansione in Europa e credo che il peso principale sia la controllata tedesca HypoVereinsbank che ha un costo operativo importante. Il piano industriale prevedeva un'importante riduzione dei costi importante in Germania, ma il mercato vede che questi tagli sono difficili da fare. La redditività di Unicredit, inoltre, non è sufficiente per accumulare il capitale nel breve termine; i mercati, però, sono sempre ansiosi e preferiscono soluzioni a breve".

Passando all’esposizione del fondo, un prodotto azionario Europa value, Chebar ricorda che di recente ha incrementato la propria esposizione al Regno Unito a seguito del calo delle valutazioni delle aziende britanniche su cui pesa anche l’effetto Brexit. "Cerchiamo aziende sottovalutate, problematiche, ma che hanno potenziali di crescita. Il mercato italiano ha molto da offrire in questo momento, perché è sceso molto e questo vale anche per altre piazze finanziarie europee. Vediamo opportunità oggi anche in settori non considerati value, come il lusso" conclude.

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