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Brexit: ecco le implicazioni macro per l'Eurozona

6/24/2016 | Marcella Persola

Le banche centrali si dicono pronte ad iniettare nuova liquidità sui mercati. E a livello di singolo paese le implicazioni maggiori riguarderanno...


E dal punto di vista macro quali implicazioni ci saranno con l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea? Sicuramente come evidenziato da Maria Paola Toschi, global market strategist di JP Morgan Funds "gli effetti sull'economia potrebbero essere negativi, ma quanto negativi dipenderà dalla reazione degli operatori alla fase di incertezza. Bisognerà quindi capire come reagiranno per esempio le banche che hanno le proprie attività a Londra. Gli effetti più sfavorevoli saranno sull'economia del Regno Unito. La crescita del paese potrebbe scendere da una stima di 1,6% a 0,6%. L'inflazione potrebbe rimbalzare come risultato del calo della sterlina. L'economia inglese potrebbe rallentare ancora, dopo i segnali di debolezza già emersi in questi ultimi mesi, post annuncio del referendum. L'esito è negativo per l'Europa che potrà subire un effetto contagio tramite i diversi canali di trasmissione del contagio, sia economico sia politico. I rapporti commerciali e finanziari potrebbero indebolirsi. Il Regno Unito potrebbe anche tornare in recessione, una condizione non favorevole neanche agli altri partiti europei. Ricordiamo che il processo sarà comunque molto lungo e diluito. Ci sono implicazioni sfavorevoli per l'economia europea e mondiale, ma non si vedono rischi imminenti di forte recessione. Ci vorrà tuttavia del tempo per analizzare le reali implicazioni economiche globali. Tuttavia le ripercussioni sembrano di gran lunga più gestibili rispetto ad eventi che le economie hanno affrontato in precedenza" continua Toschi.

 

Il ruolo delle banche centrali è centrale. "La BOE (Bank of England) potrebbe iniziare una nuova fase di allentamento quantitativo per limitare la volatilità sui mercati alimentando ancora la debolezza della sterlina. Per questo i Gilt stanno ancora salendo e i tassi scendendo per le attese su un nuovo QE. Lo stesso effetto si vede sulla sterlina che resta sotto pressione. La sterlian debole per i settori esportatori non riusciranno tuttavia a compensare gli effetti negativi di una più ampia reazione economica recessiva. Al contrario gli spread dei governativi di Spagna e Italia sono in salita. I paesi periferici dell'Europa sono considerati i più vulnerabili ed esposti al contagio" continua Toschi di JP Morgan Funds. "Un aiuto verrà dalla BCE che resterà molto attiva sostenendo la ripresa sia di crescita che di inflazione moderata" prosegue Toschi.

 

Una nota diffusa dall'Eurotower precisa che la Bce "segue con molta attenzione i mercati finanziari ed è in stretto contatto con altre Banche centrali a seguito dell'esito del voto del referendum sulla partecipazione alla Ue in Gran Bretagna". La Banca Centrale Europea si dice "pronta a fornire liquidità aggiuntiva, se necessario, in euro e in valuta estera". E sul sistema bancario la BCE sottolinea che "quello dell'area dell'euro è resistente in termini di capitale e di liquidità". La Bce, conclude la nota, "continuerà ad adempiere ai propri impegni in termini di garanzia della stabilità dei prezzi e della stabilità finanziaria nell'area dell'euro". Per Goldman Sachs "il rischio singolo più grave per l'Europa a livello macroeconomico è diventato una realtà". "Prevediamo che le Banche centrali, compresa la Banca d'Inghilterra, scendano in campo a sostegno dei mercati e di un normale funzionamento degli stessi". Per la Gran Bretagna la stima è di un nuovo taglio del tasso di riferimento di 25 punti base, rispetto all'attuale 0,50%, in agosto. Goldman Sachs annuncia di aver messo in revisione tutte le stime macro per l'Europa.

E la BOE come si comporterà? "La Banca d'Inghilterra è pronta a iniettare 250 miliardi di sterline (326 miliardi di euro) di risorse aggiuntive al fine di assicurare liquidità sufficiente per il funzionamento dei mercati, sulla scorta del successo della Brexit al referendum. Lo ha assicurato il Governatore della BoE, Mark Carney, garantendo che l'istituzione da lui presieduta "e' comunque in grado di fornire liquidità considerevole in valute estere, in caso di necessità".

 

La Banca nazionale svizzera (Bns) è invece intervenuta sul mercato dei cambi per stabilizzare il franco svizzero dopo il voto sulla Brexit. Lo ha dichiarato la banca centrale spiegando che il risultato del referendum a favore dell'uscita del Regno Unito dell'Unione europea aveva innescato bruschi movimenti nel cambio del franco svizzero con l'euro.

 

Per Norman Villamin, chief investment officer (Private Banking) e di Patrice Gautry, chief economist di Union Bancaire Privée – UBP " Malgrado l’indebolimento della sterlina, la Bank of England (BoE) potrebbe rendere la sua politica monetaria accomodante per evitare il credit crunch e qualunque rischio sistemico del settore bancario; più tardi, poi, è probabile che anche la politica fiscale lancerà qualche misura di supporto al bilancio, pur rischiando di deteriorare il rating sul debito. L’impatto della Brexit sull’economia dell’Eurozona dovrebbe essere limitato (-0,2 punti percentuali all’anno nei prossimi anni), tuttavia ci sono alcuni Paesi che sono particolarmente esposti a uno shock, tra cui Germania, Paesi Bassi e Belgio" è la view espressa da i due gestori.

 

Invece per Andrea Delitala, head of investment advisory e Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet Asset Management. "La presenza di un forte deficit commerciale unitamente a quello pubblico implica un forte deprezzamento della sterlina (-10% già testato rispetto a chiusura di giovedì). Il probabile calo del commercio internazionale avrà conseguenze asimmetriche e potrebbe resuscitare lo spettro della ‘guerra valutaria’. Per l’Europa, tuttavia, il danno economico sarà ben più contenuto, e per l’Italia particolarmente basso secondo alcune analisi (secondo il Brexit Sensitivity Index di S&P) ma è sul fronte politico e finanziario che le ferite potrebbero bruciare" dicono da Pictet.

 

Ma nel dettaglio quali saranno le implicazioni per i principali paesi dell'UE? A fare una panoramica paese per paese è stata UBS Wealth Management. Per Matteo Ramenghi, Head of Italy Investment Office ha sottolineato che l'Italia è il paese meno esposto sul Regno Unito, anche se il mercato azionario italiano è stato il peggiore da inizio anno e che le banche soffreranno per questa uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, ma a livello economico le implicazioni sono contenute perché le riforme degli ultimi esecutivi in Italia, partite con il governo Monti e proseguite con Renzi hanno permesso all'Italia di avere uan crescita meno vulnerabile. Gerit Heinz, Head of Germany Investment Office ha precisato che seppure l'esportazione verso il Regno Unito siano molto importanti in Germania, tanto da pesare circa il 3% del PIL, il primo partner commerciale della Germania è l'USA e che l'economia tedesca è solida e che per crescere ha sicuramente bisogno degli altri paesi, ma la domanda interna è forte. Roberto Scholtes Ruiz, Head of Spain Investment Office invece ha evidenziato come l'economia spagnola stia subendo dei rallentamenti frutto soprattutto dell'indebolimento dell'euro e del rincaro del greggio. La Spagna punta molto sul turismo e la debolezza della sterlina potrebbe incidere e avere un impatto sui turisti britannici. Inoltre nel paese non ci sono state riforme strutturali tali da rendere la crescita del paese meno vulnerabili da questi effetti esterni.Infine per Ricardo Garcia, Head of European Macroeconomics l'impatto sull'Eurozona nel breve termine non sarà un impatto forte sulla crescita, più difficile prevedere le implicazioni nel lungo termine. Il Regno Unito resta un hub forte per il FOREX.

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