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7/8/2016 | Redazione Advisor
Brexit non è Lehman Brothers. Per questo gli investitori non devono aspettarsi una crisi sistemica e dovrebbero essere cauti nel supporre la presenza di una forte correlazione tra i fondamentali economici e lo scenario politico. Questa è il messaggio forte inviato da Valentijn van Nieuwenhuijzen, Chief Strategist and Head of Multi Asset di NN Investment Partners, nel suo ultimo report.
"La Brexit rappresenta sicuramente una crisi politica ma non per forza anche del sistema finanziario. Malgrado la volatilità e la preoccupazione dei mercati in seguito al voto del Regno Unito sulla permanenza nell’Unione Europea, nessun indicatore suggerisce una qualche vicinanza a un collasso sistemico" spiega van Nieuwenhuijzen. "Certo non si può nemmeno escludere del tutto tale ipotesi, ma finora la liquidità, le condizioni della circolazione e del commercio restano stabili".
Insomma, chi l'impatto negativo è assicurato per l’economia del Regno Unito, che il prossimo anno potrebbe facilmente andare incontro a una recessione causando ulteriori turbolenze per le dinamiche di crescita in Europa nel corso dei prossimi 12-18 mesi. Ma l’impatto sulla crescita globale deriverà principalmente da un aumento dell’incertezza piuttosto che da un effetto diretto negativo della Brexit. Per questo NN IP ha reso noto di aver ridotto le aspettative di crescita degli utili nell’Eurozona dal 4% al 2% quest’anno e dall’8% al 3% per il 2017.
Non mancano, però, i lati positivi. In particolare, grazie alla Brexit, "le banche centrali dei mercati sviluppati probabilmente manterranno una politica monetaria accomodante più a lungo. Ciò dovrebbe sostenere i flussi di capitale verso i Mercati Emergenti e portare a un miglioramento delle condizioni finanziarie di questi Paesi" conclude van Nieuwenhuijzen.
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