Tempo di lettura: 3min

Effetto Trump? Per ora sull'obbligazionario

11/11/2016

Quello che in pochi avevano previsto mercoledì dopo la vittoria del tycoon è stato il movimento davvero forte sui titoli di Stato USA. Ecco cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane


La vittoria di Donald Trump è stata una sorpresa per molti elettori, ma anche per molti investitori che si aspettavano un evento risk-off nel breve termine, con cali diffusi sulle Borse, un abbassamento dei rendimenti dei Treasury, un aumento del dollaro statunitense e un sentiment più debole rispetto agli asset dei mercati emergenti. È avvenuto quasi il contrario. A cedere mercoledì, con forti vendite di massa, sono state solo le Borse emergenti. Le piazze finanziarie dei paesi sviluppati, colpiti dalle ondate di vendita in mattinata, hanno poi recuperato chiudendo in positivo. Quello che in pochi avevano previsto, invece, è stato il movimento davvero forte sui titoli di Stato USA, col Treasuries a 10 anni ben oltre il 2%, un sisma che ha toccato anche i bond europei.

Motivo? "Il mercato dei Treasury, che dovrebbe essere visto come un beneficiario di una fuga verso gli asset di qualità, si sta focalizzando su alcune delle ramificazioni economiche di un governo statunitense monopartitico" spiega Jack Flaherty, direttore investimenti strategie obbligazionarie di GAM. L’epicentro del terremoto sui tassi, infatti, restano gli USA, dove i fattori per un rialzo dei rendimenti si moltiplicano: il piano di Trump mira a maggiore spesa fiscale, con conseguenze ovvie per crescita, inflazione, emissioni di bond, stato delle finanze pubbliche. E poi c’è la parte "protezionistica", che necessariamente ha un impatto sui prezzi.




Solo una manciata di investitori, tra cui Jeffrey Gundlach, che guida il gestore di asset DoubleLine Capital, come riporta il Wall Street Journal, per mesi ha previsto che il magnate repubblicano sarebbe arrivato alla Casa Bianca e ha cominciato a vendere titoli di stato americani di lungo termine, nella convinzione che gli yield sarebbero saliti, anche come conseguenza di un'eventuale applicazione delle proposte fiscali dell'allora candidato repubblicano. "Sapevamo che Trump avrebbe vinto e che questo avrebbe penalizzato i bond", ha detto Gundlach. E ha avuto ragione: mercoledì, dopo il sorprendente risultato elettorale, i rendimenti dei titoli di stato decennali, che salgono quando i prezzi scendono, hanno superato per la prima volta da marzo il 2%, arrivando al 2,05%.

Cosa accadrà nelle prossime settimane? Per Chris Iggo di AXA IM arriverà il boom di Trump con la Fed che nel 2017 portebbe intervenire con maggiori aumenti dei tassi rispetto a quanto annunciato negli ultimi mesi. "Assisteremo a un irripidimento della curva dei rendimenti US, a un aumento generalizzato dei rendimenti e a tassi d’inflazione di break-even sul mercato americano dei TIPS nettamente superiori al 2%. Questi potrebbero essere i più importanti movimenti macroeconomici nell’universo obbligazionario su un orizzonte temporale di 1-3 anni" spiega l’esperto, secondo cui prima o poi, i rendimenti dei Treasury saranno abbastanza alti da offrire una reale alternativa ai rendimenti offerti dal mercato del credito e dal segmento delle obbligazioni high yield, anche se “per questo dovremo aspettare ancora un po’”.

"Ci saranno fenomeni di crowding out, con qualche pressione al rialzo sugli spread. Potrebbe anche aumentare il numero delle emissioni, poiché le società in grado di partecipare come fornitori al boom infrastrutturale cercheranno di raccogliere fondi per finanziare nuovi investimenti. Per il momento, il cambiamento reale dovrebbe riguardare lo spazio dei tassi a termine, per cui lo spread del credito e dei titoli ad alto rendimento continuerà ad apparire appetibile agli investitori assetati di rendimento” prosegue Iggo.

Quanto all'Europa, le ripercussioni globali causate dalle incertezze negli Stati Uniti rafforzano le probabilità che la Bce, nel meeting di dicembre, decida di estendere l’attuale programma d’acquisto di altri sei mesi rispetto alla data di marzo 2017. "In questo scenario, il credito, soprattutto quello europeo high grade, continuerebbe ad essere supportato, mentre quello americano andrebbe verosimilmente incontro ad una volatilità maggiore" sottolineano gli esperti di Generali Investments.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?