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Referendum: cosa aspettarsi dopo il voto

12/2/2016

Ecco gli scenari delineati dai gestori a seguito della consultazione referendaria in Italia. Gli occhi degli investitori sono puntati sullo scarto tra il "sì" e il "no"


UPDATE (lunedì 5 dicembre): Con quasi il 60% il No stravince al referendum costituzionale. Il premie Matteo Renzi ha annunciato in conferenza stampa a Palazzo Chigi che oggi salirà al Colle per dimettersi. Altissima l'affluenza alle urne, oltre il 68%, il 30% nel voto all'estero. Il Sì vince solo in Emilia Romagna, Toscana, Alto Adige e all'estero. Renzi si è assunto "tutte le responsabilità" di una sconfitta "straordinariamente netta".


Più che sugli exit poll, gli occhi degli investitori sono  puntati sul risultato ufficiale del referendum che prevede modifiche alla costituzione italiana concepite per ridurre l’instabilità politica, tra cui il nuovo Senato con 100 seggi e rappresentativo di Regioni e Comuni, l'abolizione del bicameralismo e una nuova legge elettorale. Perché quello che conta sarà lo scarto tra il “sì” e il “no” e anche ai tasso di partecipazione, che rivelerà la pressione esercitata dagli italiani sul governo e lo loro aspettative come cittadini. I mercati nelle scorse settimane hanno già scontato un possibile esito negativo della consultazione: il tasso d’interesse a 10 anni sulle obbligazioni italiane è in forte progressione e lo spread con la Spagna è diventato positivo, toccando anche i 50 punti base. Cosa farà, dunque, il premier Matteo Renzi lunedì dopo il risultato della consultazione e quale sarà l'impatto sui mercati e sull'Eurozona?

Per Credit Suisse la probabilità di vittoria del “sì” è del 25%, la stessa di una vittoria schiacciante del fronte del “no”. La vittoria del “no” con pochi punti di stacco è invece la più probabile per la banca elvetica (50%), che non vede elezioni anticipate in Italia, anche se non sarebbero un fattore negativo: i mercati, come sempre, preferiscono la chiarezza all’incertezza. A questo punto si aprono tre scenari. Il primo è che Renzi diventi di nuovo primo ministro a capo di una coalizione differente. In questo caso ci sarebbe una crisi simile a quelle già viste tante volte in Italia, con effetti limitati.



Il secondo è quello delle dimissioni di Renzi e la formazione di un governo tecnico. Per Amundi è questa l’ipotesi più probabile (55%): il nuovo esecutivo avrebbe l’obiettivo di mettere al primo posto la riforma costituzionale, anche perché un governo di coalizione farebbe fatica a far passare nuove riforme. Come reagirebbero i mercati? "Un simile scenario porterebbe a una calma temporanea seguita dalla delusione per l'assenza di ulteriori riforme rischia di influenzare negativamente la percezione degli investitori. Un governo tecnico o di coalizione, tuttavia, rischia di essere percepito come un governo di transizione, una situazione che probabilmente favorirebbe l'ascesa del M5S” sottolinea Philippe Ithurbide, global head of research strategy and analysis di Amundi.

Sulla stessa linea è Philippe Waechter, capo economista di Natixis Asset Management: “Considerato ciò che è accaduto con il governo tecnico guidato da Mario Monti, che non ha saputo trovare soluzioni adeguate alle fragilità italiane ed è diventato l’uomo chiave della recessione italiana, l’ipotesi di un governo tecnico non sembra una buona soluzione” spiega l'esperto. La terza ipotesi, nel caso della vittoria del "no", è che Matteo Renzi non riesca a formare un nuovo governo: per Waechter sarebbe la situazione più rischiosa, soprattutto in un momento in cui le banche stanno cercando di raccogliere capitali sul mercato per recuperare margini di manovra, mentre i partiti estremisti avrebbero più forza per mettere in forte discussione il posizionamento dell’Italia nell’area euro. "In questo caso, ci sarebbero quindi tutti gli ingredienti di una crisi sistemica" chiosa l'economista.

Anche per Credit Suisse, la vittoria schiacciante del "no" potrebbe spingere l’ascesa dei movimenti populisti in Europa, soprattutto in Francia dove Marine Le Pen punta a vincere le presidenziali nel 2017. La palla ora passa alla Bce, in attesa della prossima riunione che si terrà giovedì 8 dicembre. Mario Draghi dovrà impegnarsi fortemente per stabilizzare i mercati, anche perché la ricetta che aveva funzionato nel 2012 per mettere fine alla crisi dei debiti sovrani non è detto che sia sufficiente di fronte a un nuovo rischio sistemico.


REFERENDUM: L'EFFETTO DEL REFERENDUM SU BTP E PIAZZA AFFARI


Passando infine all’impatto del referendum sulle varie asset class, nel caso vinca il “no” gli asset di rischio europei e la singola valuta potrebbero avere un’istintiva reazione verso il basso. "Comunque, un po’ come successo con il voto sulla Brexit qualche mese fa, non cambierà molto nell’immediato, e questo dovrebbe limitare la dimensione di qualsiasi movimento negativo” dice Russell Silberston, gestore del team multi-asset di Investec Asset Management. Nel caso vinca il “sì”, secondo il gestore gli asset di rischio europei saliranno, dal momento che il premio di rischio accumulato negli ultimi 6 mesi si è invertito, e i maggiori beneficiari saranno i rendimenti dei bond italiani.

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